|
|
COMUNI |
La Storia
In genere il paese subì passivamente i grandi avvenimenti della storia, ma un abitante della frazione Cardito si distinse nella rivolta antiunitaria e filoborbonica: il brigante Cetrillo che, secondo le cronache, fu più un vero guerrigliero che un bandito. Si oppose sul terreno alle forze unitarie e passò diversi anni in carcere, morì poi libero pastore in mezzo alle sue montagne. Un periodo molto oscuro fu quello della seconda guerra mondiale, quando il fronte si attestò a Cassino, e Vallerotonda si trovò nelle retrovie. La popolazione fu costretta a subire continue angherie naziste. Le truppe tedesche si resero responsabili di una strage effettuata il 29 dicembre 1943 a Collelungo con l’uccisione di 42 persone, fra cui un neonato. Il nucleo di Vallerotonda sorge sopra un colle, già fortificato e posto a sbarramento degli antichi sentieri di transumanza, e si distende verso il basso lungo il crinale; il castello è diventato un bel palazzo moderno che conserva qualche linea dell’antico edificio. La parte bassa del paese ospita la piazza principale con la restaurata Chiesa dell’Assunta, dalle belle linee barocche; all’interno un interessante quadro seicentesco di Marco Mazzaroppi, raffigurante l’Assunzione della Vergine. Vicino a questa chiesa è posto un palazzo rinascimentale; diverse abitazioni baroccheggianti fiancheggiano la via principale che scende fino a una massiccia porta a sesto acuto. Qualche elemento decorativo è particolarmente curioso, come la doppia iscrizione su un portale: “ostium”, “non hostium”. Il paese, formato da abitazioni di piccole dimensioni in parte ricostruite dopo il terremoto del 1984, ha conservato la sua fisionomia di borgo tradizionale. Vallerotonda e le sue grosse frazioni, Valvori, Cardito e Cerreto, si trovano sulle Mainarde, fra pittoreschi scenari montani: il lago artificiale La Selva, in Cardito, è in una conca circondata da folti boschi. Molto suggestiva è la pineta, di circa 600 ettari, piantata fra il 1904 e il 1924 per il rimboschimento: vi dominano il pino e l’abete; questo bel bosco, facilmente raggiungibile, è frequentato dai campeggiatori. La popolazione, di forti tradizioni montane, viste tramontare la società e le tradizionali occupazioni pastorali e agricole, continua a coltivare assai modeste estensioni di terra e cerca di utilizzare i pascoli circostanti con greggi sempre più ridotti. Pochi lavorano nelle fabbriche e la gran parte degli abitanti è costituita da anziani. D’estate torna un buon numero di emigranti dall’Italia del nord, dalla Francia, dalla Germania e dall’Inghilterra. |
||||
|