Nel Pleistocene superiore si verificò un graduale
svuotamento dell’area lacustre della Conca Sorana, che permise nel
glaciale di Wurm (inizi ca 80.000 anni fa) i movimenti o gli
insediamenti dell’uomo di Neanderthal, presente a Sora (Valle Radice,
Carnello, Colle d'Arce-Scignatte), a Isola del Liri (Monte Montano,
grotta Milano; in prossimità del prosciugato lago Tremoletto; località
Palanca), a Castelliri, a Vicalvi (loc. Ricorrente- Colle Flonio) e a
Casalvieri.
E da notare, infatti, che i rinvenimenti di
industria litica sulle rive del lago Tremoletto sono avvenuti a quote
piuttosto basse (sia nella grotta Milano sia a Carnello). Anche il corso
del Fibreno doveva essere allora già abbastanza definito, tenuto conto
che sulla riva destra, su alcuni rialzi collinari, ad opera del
Nicolucci, si ebbero nella seconda metà dello scorso secolo notevoli
rinvenimenti di materiali litici del musteriano.
Nella zona di Carnello, si distinguono tre
siti che, in considerazione della fauna associata, dovevano essere
frequentati da cacciatori, mentre sul Colle d’Arte (o d'Arce) aveva
grande importanza la fabbricazione di strumenti litici. In tale
lavorazione, la selce impiegata non era certamente locale. Essa
probabilmente veniva dalle vallate appenniniche più interne, percorse da
gruppi di cacciatori. Uno o alcuni di questi gruppi ebbero a Valle
Radice, in prossimità della Valle del Liri, in un ambiente submontano,
un notevole luogo di riferimento, presso il quale si rinvennero resti
faunistici, esaminati da P. Cassoli, e 88 reperti litici del Paleolitico
Medio (tra manufatti e schegge di lavorazione), studiati da Italo
Biddittu. Particolarmente importante un frammento d’osso “con una serie
di tacche subparallele, testimonianza abbastanza rara di incisione su
osso dei paleantropi neanderthaliani”
Dopo le prime esplorazioni, avvenute tra il
1957 e il 1958 (R. Sermonti, F. Baschieri Salvadori e V. Chiappella),
nel 1965, sotto la direzione di L. Cardini e la sorveglianza di I.
Biddittu dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, si svolsero
lavori di scavo e di recupero, che portarono a notevoli risultati.
Gli strumenti litici rinvenuti sono
assegnabili alla cultura musteriana e inquadrabili in una fase fredda
dell’ultimo periodo glaciale (comprendono “schegge, lame, punte,
raschiatoi dejetés e trasversali, nuclei, un coltello a dorso,
raclette, bola, chopping tool, oltre alle schegge di
lavorazione).
Questa industria può essere indicata come di
facies e tecnica levalloisiana, ben diversa da quel la pontiniana
diffusa nel Lazio. Questa essenziale differenza tecnologica deriva
soprattutto dalla diversità del materiale impiegato; piccoli ciottoli
nella zona costiera (pontiniano) e più grandi nuclei silicei (levalloisiano).
Coevo a quello di Valle Radice è il
giacimento lacustre di Carnello, contrassegnato dalla presenza di 21
strumenti (raschiatoio semplice, raschiatoio trasversale, raschiatoi
dejetés, lame e punte levallois, coltello a dorso, schegge levallois).
Nella seconda metà del secolo scorso,
l’antropologo Giustiniano Nicolucci descriveva un suo importante
ritrovamento di armi e di utensili di pietra, avvenuto su un’altura
sulla destra del fiume Fibreno e certamente individuabile sul Colle
d’Arte, sia per quanto riferito dallo studioso isolano sia per il fatto
che nell’attigua località Scignatte lo scrivente e M. Tomaselli
rinvennero un raschiatoio dejeté e un denticolato su nucleo, esaminati
da I. Biddittu e attribuibili al Paleolitico medio (cuspidi di lancia,
di freccia, accettine, scalpelli, cunei, dischi sottili e taglienti,
ecc.). Nicolucci inserì nella sua collezione 52 esemplari (ora
dispersi), ma egli stesso scrisse che se ne erano raccolti molti, anche
imperfetti, e che sul posto vi erano inoltre migliaia di schegge di
selce, certamente risultanti dal lavoro di confezione degli strumenti
litici. Vi era stato quindi sui colle un luogo di fabbricazione di armi
e utensili in pietra (nonostante il fatto che nella zona non si
riscontrasse la presenza di vene di selce), sicuro indizio di un vicino
insediamento stabile, probabilmente circumiacustre.
Nel comune di Sora, sempre in prossimità di
Carnello (località Ciccione) nel 1989, su segnalazione di. Biddittu, in
seguito a diversi sopralluoghi compiuti in gruppo, in terreno di riporto
venivano raccolti abbondanti reperti fittili di varie epoche, ma
appartenenti soprattutto al bronzo antico. Tenuto conto del rilevante
interesse del materiale archeologico individuato, d’accordo con I.
Biddittu, l’anno successivo, in occasione di una specifica pubblicazione
su Carnello, ritenni opportuno di esaminare e pubblicare i reperti
rinvenuti.
I frammenti ceramici dell’età del bronzo (in
tutto 31) comprendevano anse sopraelevate, ansa a gomito, presa con
cordone decorativo, pezzi con incisioni, cordoni decorativi, ciotole
carenate, ecc.; considerata la loro tipologia, ai reperti si può
attribuire una connotazione insediativa.
Un primo importante frammento, molto antico,
presenta una decorazione con linee “a zig zag” e serie di trattini
verticali, che dimostra la forte persistenza di tradizioni decorative
proprie del leneolitico. Si hanno inoltre conferme di quanto già
osservato circa l’influenza nella Ciociaria meridionale della cultura
meridionale di Laterza e di quella del Farneto e della probabile
estensione del Protoappenninico B. Sono fitti i riferimenti con siti di
passaggio alla media età del bronzo,ma soprattutto con Monte Montano
Tremoletto (Isola del Liri) e con Fontana Liri.
Nella stessa località Ciccione, si sono
rinvenuti anche pochi frammenti dell’età del ferro, alcuni con
decorazioni plastiche. La maggior parte dei reperti dovrebbe appartenere
ai primi secoli dell’età del ferro (ma più tardi potrebbero essere un
vasetto miniaturistico e una parete di dolio).
Più consistenti sono i rinvenimenti,
riguardanti in gran parte l’età del ferro, avutisi nelle adiacenze del
centro urbano di Sora, sul Monte San Casto. Nel 1981, infatti, E.M.
Beranger pubblicò numerosi frammenti d’impasto, per i quali fu eseguita
la relativa schedatura e precisata la collocazione topografica
settoriale (colline A, B, C), ma senza una reale specifica
determinazione crono logica dei singoli pezzi, per i quali si sono date
generiche indicazioni riguardanti sia l’età del ferro che il periodo
arcaico. Si erano individuati, nell’esame dei frammenti, scodelloni,
ciotole, tazze, olle, dolii, fornelli, bollitoi e rocchetti (oltre ad
anse, prese e fondi) e una punta di freccia in ferro. E probabile che
sulla sommità del monte vi fossero gruppi di capanne variamente
dislocate, ma soprattutto, a mio parere, un santuario di altura,
testimoniato del resto per l’epoca romana. |