Sgurgola

 

Provincia di Frosinone, abitanti 2.462, superficie Kmq 19,32, altitudine m. 386

HOME

Sgurgola

La Storia

Non esiste una chiara etimologia del nome Sgurgola anche se si suppone un’ascendenza longobarda del termine, che significherebbe sentinella.

Questa ipotesi fa del nostro centro un abitato alto medioevale anche se il territorio del comune presenta tracce di insediamenti umani sin dall’Eneolitico: è celebre il ritrovamento della tomba, oggi al Museo Pigorini di Roma, scavata in una piccola grotta di travertino con uno scheletro il cui cranio appare rossiccio perché dipinto col cinabro; ai suoi fianchi un ricco corredo di punte di freccia, un’ascia-martello, un pugnale di rame e un vasetto a fiasca.

In epoca romana nel territorio comunale furono costruite una serie di ville rustiche convergenti verso Villa Magna, una villa imperiale posta in una enclave sgurgolana nel comune di Anagni.

Con la decadenza di queste ville si svilupparono la benedettina Abbazia di San Pietro di Villamagna e l’abitato di Sgurgola, quest’ultimo sopra un poggio staccato dai monti Lepini; sulla sommità del poggio fu eretto un castello attorno a una torre. La più antica menzione del paese è del 1088 e nei secoli successivi appare dominato da una famiglia di signori locali soggetti al papato. Nel corso del Duecento furono aspre le contese fra l’Abbazia di Villamagna e i signori di Sgurgola i quali comunque dovettero cedere il feudo ai Caetani per l’intervento di Bonifacio VIII. Nel castello fu ospitato Arnaldo da Villanova, il celebre medico-astrologo che curava papa Caetani. Il feudo appartenne ai Caetani fino al Quattrocento, quando entrò nell’orbita dei Colonna ai quali rimase fino al 1818. Nel Duecento decadde anche l’Abbazia di Villamagna, donata da papa Caetani alla cattedrale anagnina ma riuscì a sopravvivere ancora per molto tempo la Badia di Santa Maria a Viano, ove, nel corso del secolo, troviamo le rappresentanti della migliore aristocrazia feudale. Sulle montagne di Sgurgola un piccolo monastero, San Leonardo, appartenne ai celestini fino al Settecento; da allora la chiesetta è un suggestivo eremo montano in cui si venera San Leonardo, patrono di Sgurgola. Il paese conobbe un forte incremento demografico nel Settecento, si colonizzarono i terreni marginali lungo le rive del Sacco e, progressivamente, mentre si abbandonava la montagna, dopo l’unità d’Italia furono moltissimi gli sgurgolani a dirigersi verso Roma. L’abitato — prima compresso attorno alla rocca — nell’Ottocento si sviluppò lungo le direttrici principali, e ci fu un progressivo rinnovamento del patrimonio edilizio pubblico e privato. A questo processo si fa ascendere la quasi totale scomparsa dei resti medioevali, che appaiono a tratti nel patrimonio edilizio locale.

Alcuni abitanti di Sgurgola sono stati in prima fila nelle lotte sociali sviluppatesi dall’inizio del Novecento. Nel corso del la seconda guerra mondiale il paese è stato toccato dai combattimenti durante il passaggio degli eserciti: alcuni sgurgolani hanno costituito nuclei di resistenza agli occupanti tedeschi. Nel secondo dopoguerra l’emigrazione, in particolare verso Roma, è stata imponente malgrado il tentativo di sviluppare un’agricoltura specializzata nella coltivazione della vite e nella produzione di vino da tavola per il mercato romano.

Il centro di Sgurgola è formato da piccole abitazioni poste lungo strade di forte scollinamento e a percorsi sinuosi che seguono le curve di livello e l’andamento orografico.

Non vi sono più rilevanti tracce dell’apparato difensivo, se non qualche torre appena visibile e qualche cortina inglobata negli edifici: lo stesso castello è ridotto al solo basamento.

Nel circuito dell’antico maniero sono stati costruiti palazzetti che presentano portali interessanti. Notevoli le porte in bronzo della Chiesa di Santa Maria, costruita in più epoche, il resto di affresco della piccola Chiesa di San Sebastiano, in piazza dell’Arringo (una moderna piazza che richiama un antico toponimo), la diruta cistercense Chiesa di San Nicola e la Chiesa della Badia di Santa Maria di Viano, oggi cappella cimiteriale, con una facciata irregolare e un interno antichissimo ove si conserva un originale affresco.

In campagna, lungo il fiume Sacco, in corrispondenza di una diga e di un passaggio, si erge ancora maestosa una torre medioevale.

Il ricco patrimonio naturalistico, formato dai folti boschi delle montagne, ha come contrappunto la vallata intensamente coltivata ed oggi fortemente abitata dopo la diaspora che negli ultimi anni ha colpito il cento urbano.

Parte della popolazione si dedica ancora all’agricoltura, intesa come attività di sostentamento familiare, anche se alcuni producono per il mercato con attività semi-industriali o del tutto industriali (vino, pollame, uova). La maggior parte però lavora nelle industrie dell’area anagnina, qualcuno nelle ferrovie (una tradizione sgurgolana).

Sito ottimizzato per IE 4.X o sup. a 800X600 px o sup.
© 2004 arcenews.it