Sant’Elia Fiumerapido si chiama così dal
Regio Decreto del 14 settembre 1862. Prima si chiamava Sant’Elia. Al
tempo di Marco Lanni, l’autore della nota Monografia santeliana, alla
fine dell’Ottocento, si chiamò anche Sant’Elia Sul Rapido. L’attuale
Sant’Elia risale alla fine del X secolo (990) e la sua storia si
inserisce nella più vasta storia della Terra Sancti Benedicti, di cui
fa parte integrante. In precedenza, Sant’Elia era stato teatro di
avvenimenti storici considerevoli e sito di più piccoli ma importanti
insediamenti, a Valleluce, a Casalucense, a Valle di Clia, a Lago di
Fulvio, a Sant'Elia Vecchio. Questo territorio, infatti, veniva a
trovarsi in uno degli accessi strategicamente più importanti verso
Atina Potens e l’intera Val di Comino, nell’area più sviluppata
dell’intera zona mineraria del Meta. E poi, costituiva uno dei più
ossigenati polmoni di respiro della romana Casinum, oltre a fornire il
fruttato squisito olio di oliva vantato da Varrone.
I VOLSCI, i SANNITI e poi i ROMANI hanno
lasciato tracce cospicue di civiltà, in Sant’Elia, avendo occupato e
utilizzato molti luoghi del suo terrirorio. Sul Monte Cierro, nei
pressi del Santuario mariano di Casalucense, si ammirano tratti
vistosi di mura in opera poligonale, oggi sommersi dall’ispida
vegetazione e resi quasi inaccessibili dai rovi e dalle intricate
ginestre.
Si tratta di mura megalitiche di “prima
maniera”, cioè composte con massi informi, giustapposti l’uno
all’altro in modo apparentemente casuale, in realtà con arte molto
attenta alla concatenazione statica.
A cosa servirono queste mura possenti?
Contenevano e proteggevano un vicus, o erano mura difensive
sulla valle del Rapido Garigliano? Probabilmente si trattava di uno
sbarramento di confine e di protezione intorno alle falde del Monte
Meta, importantissima e contesissima fonte mineraria del ferro, in
allineamento con le rocche di cui esistono resti a Sora, a Civita
d'Arpino, ad Atina, a Montecassino, a Monte Sammucro in San Vittore
del Lazio. Una più esatta collocazione storica delle mura in opera
poligonale nel Basso Lazio, e anche in Sant’Elia Fiume Rapido, potrà
aversi dopo la definizione topografica di alcuni centri preromani, di
cui parla Tito Livio, descrivendo la campagna bellica dei consoli
romani Spurio Carvilio Massimo e Lucio Papirio Cursore, che portò alla
definitiva sconfitta dei Sanniti, nel 293 a.C.
Al di là di ogni problema di ricostruzione
storica, pur appassionante, la semplice visitazione turistica delle
“mura sannitiche” di Sant’Elia costituisce un’occasione stimolante e
gradevolissima, perché il luogo conserva il fascino misterioso del
tempo lontano. Si accede a Monte Cierro passando davanti al santuario
della Madonna di Casalucense. Si percorre una strada immersa nel verde
e nel silenzio; poi si sale per piccoli sentieri, quasi da inventare
passo dopo passo, fino a quando si scoprono inavvertitamente quegli
eterno macigni che solo il senso storiografico attribuisce ad opera
umana. Sostando di presso o sopra di esse, avverti come un richiamo
lontano, primigenio, e ti senti più forte, perché discendente di quei
forti costruttori di opere tanto possenti e durature. |