|
|
COMUNI |
La Storia
DaI Cinquecento Patrica non fu più coinvolto in guerre se non al tempo dell’occupazione napoleonica quando diversi patricani si segnalarono come briganti. La popolazione nel corso del Settecento crebbe e cercò terre da coltivare a Cacume, e a valle, attorno al Palazzo Tomacella. Nell’Ottocento Patrica seguì le sorti dello stato pontificio e visse con scarso entusiasmo gli avvenimenti del Risorgimento. In questi anni si completò il Palazzo comunale, si costruì un acquedotto, si cominciò a pavimentare in forma moderna le strade e si disegnò la caratteristica piazzetta principale con una semplice ma armoniosa fontana. All’inizio del Novecento cambiò anche l’assetto della viabilità. L’incremento demografico verificatosi all’epoca determinò in parte il popolamento delle campagne circostanti e, in seguito, l’emigrazione verso Roma e le Americhe: in Pennsylvania si venne a costituire una comunità ancor più numerosa di quella rimasta nel paese d’origine. Nel secondo dopoguerra la popolazione si ridusse e scese a valle impoverendo il centro storico. A partire dagli anni Sessanta il territorio di Patrica ospitò un’ampia area industriale, fonte di occupazione per i patricani e per l’intera zona. Attualmente il centro storico va spopolandosi mentre si è generato un insediamento sparso nelle campagne, nelle contrade e lungo le principali strade. Definitivamente ridimensionata l’agricoltura, sono soprattutto le numerose fabbriche della zona e i servizi ad assicurare oggi le maggiori possibilità di occupazione. Il territorio comunale è caratterizzato dal monte Cacume sormontato da una croce. Da questo rilievo, digradano alcune colline verso la valle del Sacco: sopra una di queste è sorto l’abitato di Patrica. Nella parte terminale si erge il Castello medioevale, le cui mura sono poco a poco scomparse nei secoli e il complesso si è trasformato in palazzo residenziale alla metà del Settecento con un giardino all’italiana ed un piccolo parco. Il centro urbano è dominato dalla Rocca e dalla Chiesa di San Pietro ricostruita nell’Ottocento e dalla Parrocchiale di San Giovanni, settecentesca. Quest’ultima presenta una bella facciata arricchita da un imponente portale; all’interno un pregevole Battesimo di Gesù, quadro di Nicola La Piccola. La facciata del Palazzo comunale, che dà il nome alla piazza in cui sorge, è tipica non solo per il disegno tardo-quattrocentesco, ma anche per l’uso del peperino locale, per le grandi volte, i marcapiani e per le finestre costruite con lo stesso materiale. Si gira per tutto il paese procedendo fra scalinate e fughe di tetti, piccoli vicoli e palazzetti; tutti gli edifici sono caratterizzati da portali e finestre sempre in peperino, molto scuro e granuloso; le lunghe scalinate sono realizzate in sampietrini. La Chiesa della Madonna della Pace, edificata alla fine dell ‘Ottocento, ha un’imponente facciata, decorata da un pregevole portale classico e pochi altri elementi. All’interno, un interessante ciclo di affreschi a soggetto mariano. Tutto l’insieme del paese si presenta ancora ben conservato. Nelle campagne, oltre alle costruzioni recenti, sono presenti diversi edifici interessanti che hanno mantenuto inalterata la fisionomia del passato: il Palazzo Colonna alla Tomacella e alcuni casali. Il primo nasce dalla trasformazione a palazzo di una fortificazione medioevale: si tratta di un imponente edificio settecentesco che sovrasta il fiume Sacco. Nelle vicinanze era stato costruito un mulino, distrutto recentemente, e la seicentesca Chiesa di San Cataldo, ancora esistente. Il paesaggio patricano, caratterizzato da boschi, specialmente di castagno, evidenzia una natura particolarmente diversificata, con caratteristiche da poco messe alla luce. Ma su tutto sovrasta il monte Cacume. Si tratta di un monte della catena lepina: si erge isolato e con la caratteristica forma a cono che lo fa ulteriormente distinguere nel panorama montano. Sulla vetta c’è una croce, posta nel 1903, visibile fin da lontano. Il monte ha una notevole varietà di piante, dovuta ad un particolare microclima che risente sia di quello marittimo che di quello appenninico. L’habitat è favorevole alla vita di diverse specie di uccelli rapaci, fra cui l’aquila reale. Per quanto riguarda la flora, il biotopo conserva resti del taxus bachata, un albero di ere antichissime, vi si trovano decine di tipi di orchidee spontanee ed è una delle poche montagne della zona ad avere ricche sorgenti poiché il cono è in realtà un grande serbatoio naturale. Questo è dovuto alla geologia dei suolo, che presenta fenomeni carsici fra cui grotte naturali. Il monte Cacume è stato abitato nel Medioevo: vi sorse un cenobio benedettino ed un paese, poi scomparso nel corso del Trecento, menzionato da Dante per indicare un’aspra salita: “Vassi in San Leo e discendesi in Noli/montasi su Bismantova e in Cacume/” (Purgatorio, IV, 25-6). Dopo l’abbandono il monte è stato ricoionizzato fra Settecento e Novecento per subire un altro, recente, abbandono. La presenza di un così cospicuo patrimonio naturale ha consentito la costituzione di un Museo di storia naturale presso il Centro di servizi culturali del comune, che ospita anche la biblioteca e l’archivio storico. Il museo è uno dei pochi esistenti in tutta l’area meridionale del Lazio. |
||||
|