Colfelice

 

Provincia di Frosinone, abitanti 1.802, superficie Kmq 14,21, altitudine m.158

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COLFELICE

 

Coldragone

(Mario Mollicone)

 

COLDRAGONE nasce nel 1583. Si chiamava, antecedentemente, e da alcuni continuò a chiamarsi, Collecinuso, o Collecenuso. Si chiamerà Quadri. Il toponimo Collecinuso è di difficile spiegazione etimologica: Colle - “pienuso”, e per corruzione “cenuso”, perché soggetto a piene? Ovvero, Colle - “elcinoso”, perché ricco di elci? Meglio la seconda ipotesi: Colle - “lecinoso”, per corruzione “cinuso”, perchè ricco di alberi di leccio, ossia elce, nel dialetto locale “lecino”.

Il toponimo Quadri si spiega perché quadrata fu la prima delimitazione, una piazza, intorno a cui dovevano disporsi le abitazioni, ad opera di Giacomo Boncompagni, quasi novello Romolo di Coldragone. E perché quadrati, più o meno, furono gli appezzamenti di terreno assegnati in enfiteusi ai primi coloni del paese. In verità, Quadri si dovette chiamare l’intero territorio comprendente anche Villafelice, tanto che, dopo il prevalere della denominazione di Coldragone, il toponimo Quadri restò solo per il Casale ai piedi di Monte Felice.

COLDRAGONE deve la sua esistenza ai duchi Boncompagni.

I Boncompagni, nobile famiglia umbra stabilitasi a Bologna, approdarono nelle nostre zone nel secolo XVI, quando Francesco Maria Della Rovere, duca di Arce e di Sora, nel 1580, vendette i suoi possedimenti, per 100.000 scudi d’oro, a Ugo Boncompagni, papa Gregorio XIII (1572 - 1585), il quale in realtà acquistò per suo figlio, il marchese Giacomo Boncompagni. Così commenta, a tal proposito, lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius: “Gregorio XIII comprò Sora dal duca di Urbino (Francesco Maria Della Rovere - N. d. a -) pel figlio Giacomo Boncompagni, né discendente di papa ebbe mai più leggiadro possesso”. Giacomo Boncompagni fu marchese di Vignola e di Irpino, duca di Sora, comandante delle truppe pontificie, cultore di scienze e di lettere, mecenate. Dopo la morte di Gregorio XIII si ritirò ad Isola Del Liri, dove morì nel 1612. La famiglia Boncompagni prese il doppio cognome di Boncompagni - Ludovisi, allorchè, nel 1702, Maria Eleonora, unica erede di Gregorio Boncompagni, sposò Antonio Ludovisi.

Giacomo Boncompagni fu molto intraprendente, ingegnoso, benemerito per numerose iniziative utili all’economia di tutta la zona della media valle del Liri. Tra l’altro, introdusse in questi territori l’industria della lana, acquistò la cartiera e valchiera di Carnello, ristrutturò e ampliò il Palazzo Ducale di Isola del Liri, fondò, nel 1583, Coldragone. Per la costruzione di questo casale furono impegnati circa 150 unità di manovalanza, provenienti per lo più dai paesi circostanti di Arce, Rocca d’Arce, Castrocielo, Caprile, Roccasecca. La costruzione durò solo alcuni mesi. Da una stima effettuata nel 1584 risultarono fabbricati muri per una superficie di circa 4.980 metri quadrati, probabilmente corrispondenti ad un corpo costruttivo a due piani di nove appartamenti, ognuno dei quali costituito da una stanza al primo piano e una stanza al secondo piano, con servizio di scale interne. Inoltre, ci doveva essere un forno di uso comune.

In realtà si trattò di una fondazione solo parzialmente attuata, tanto che passeranno più di 150 anni di abbandono, per difficoltà economiche, e solo tra il 1742 e il 1746 il duca Gaetano I Boncompagni realizzò la costruzione di una chiesa e l’edificazione dell’abitato che costituirà il nucleo urbano di Coldragone. Furono incentivati coloni con privilegi ed esenzioni, per l’incremento demografico del nuovo casale. Peraltro, ciò provocò una violenta reazione di Rocca d’Arce, che impiantò processi legali e vertenze per la giurisdizione parrocchiale e per alcune privative che ledevano i propri interessi.

Il governo dei Boncompagni durò fino al 1796, quando la feudalità baronale era ormai inattuale e i ducati di Sora, Arpino, Aquino, Arce passarono alla reale Corona di Napoli, regnante Ferdinando IV.

C’era stata, intanto, la Rivoluzione Francese, che aveva portato le nuove idee di libertà e di innovazione. Napoleone aveva invaso L’Italia. Giuseppe, fratello di Napoleone, occupò il Regno di Napoli, costringendo Ferdinando IV a riparare in Sicilia.

Giuseppe Napoleone, divenuto, nel 1806, re di Napoli, porto profonde riforme, tra cui l’abolizione della feudalità. Il relativo decreto reca la data del 2 agosto 1806. Secondo tale disposizione, tutte le città dovevano eliminare ogni differenza sociale e dovevano essere governate per mezzo della legge comune del Regno. Arce e Rocca d’Arce costituirono allora due entità autonome, con distinti consigli di Decurioni.

Intanto, nel 1808, Giuseppe Buonaparte fu designato al trono di Spagna e gli successe nel Regno di Napoli Gioacchino Murat, il quale si dedicò con vera passione alla riordinazione e all’ammodernamento delle obsolete strutture giudiziarie, burocratiche, amministrative. Provvide, tra l’altro, alla eversione della feudalità, alla introduzione dei codici napoleonici, alla vendita dei beni ecclesiastici, al riassetto della finanza, all’attuazione del nuovo catasto, alla creazione di un sistema scolastico statale. Proprio durante il regno di Gioacchino Murat nei nostri territori furono attuate le varie iniziative per l’abolizione dei privilegi feudali e furono avviate le procedure per la definizione delle competenze demaniali tra i privati, i comuni e l’amministrazione reale di Napoli.

Nel 1813 a Rocca d’Arce furono assegnati i beni demaniali di Quartora, monte Felice, Montenegro, monte Loreto, monte Cerrito e Colle cinuso, cioè Coldragone.

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