MONTE RACHIS porta il nome
dell’inquieto e per tanti versi misterioso Duca del Friuli, Re
dei Longobardi e poi frate benedettino Rachis o Rachi,
che, costretto a rinunciare al regno per la seconda volta,
infine si ritirò a Cervaro, nel 757. Rachis, nipote del re dei
Longobardi Liutprando, nel 739 fu nominato duca del Friuli. Nel
744 succedette sul trono longobardo a re Ildeprando, con il
favore dei cattolici e concludendo con Roma una pace duratura e
favorevole ai Romani. Sposò la romana Tasia e ammise nella sua
corte molti elementi filoromani, suscitando il sospetto e la
reazione della tradizione politica longobarda. Quando invase la
Pentapoli e il ducato di Perugia, Rachis si lasciò irretire
dalle pressioni di Papa Zaccaria, andato di persona sotto le
mura di Perugia; si ritirò dall’impresa militare contro i
Bizantini, rinunciò al regno e si fece monaco benedettino, per
mano del Papa Zaccaria, ritirandosi aMontecassino.
Contemporaneamente, la moglie Tasia e la figlia Ratruda si
fecero monache benedettine, ritirandosi nel convento femminile
di Santa Scolastica a Piumarola. Il trono longobardo passò al
fratello di Rachis, Astolfo, alla cui morte il monaco Rachis
volle recuperare la dignità regale tentando di riconquistare il
trono, ma gli venne meno l’appoggio del papa, che invece favorì
l’ascesa al trono di Desiderio. Rachis tornò perciò monaco a
Montecassino, da dove intraprese opera di evangelizzazione nelle
terre di San Benedetto, tra cui Cervaro, dove avrebbe dato vita
ad una comunità monastica ispirata alla devozione della Madonna.
MONTE AQUILONE, con i suoi 1270
metri d’altezza, domina Cervaro e l’intera pianura sottostante.
La sua posizione orogeografica è strategicamente importante,
perché costituisce nodo di confluenza di valli e convalli, di
valichi e sentieri di penetrazione di vaste zone tra l’Appennino
e le piane del Volturno da una parte e del Rapido e del
Garigliano dall’altra. Donde proviene il nome di Aquilone,
assegnato al monte più importante che sta a Nord di Cervaro?
Molto probabilmente si deve far riferimento alla posizione del
monte stesso, da dove proviene il vento forte e freddo di
tramontana, detto aquilone. Più fantasiosa è l’ipotesi di un
riferimento alla scomparsa città sannita di Aquilonia. Alla
fantasia non sfugge, peraltro, l’immagine di un monte abbastanza
elevato, da cui spiccavano il volo volteggiante le aquile,
quando la pianura era brulicante di agnelli e cerbiatti che
attiravano i possenti rapaci. Monte Aquilone si erge e sta come
il grande nume protettore di Cervaro. Domina e accende
l’immaginario collettivo, in cui appare potente gigante, padre
dei venti, dei fulmini e delle bufere, ma anche origine di
benefiche risorse acquifere, faunistiche e vegetali. Ha di
fronte a sé Monte Cairo, con cui gareggia, dialoga e si scambia
messaggi di fuoco, quando infuria la tempesta e i fulmini
solcano le nuvole fino a precipitare a terra e i tuoni
rimbombano e squassano la valle. In un proverbio locale, Monte
Aquilone appare fornitore di acqua specialmente quando si veste
di nebbia: Négghia agl’Aquilone, acqua aglie chepone. |