Cervaro

 

Provincia di Frosinone, abitanti 6.346, superficie Kmq 39,17, altitudine m.267

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IL BRIGANTAGGIO

Tra il 1861 e il 1865, nel Meridione, assunse una colorazione e una motivazione socio-politico-demaniale che andava dalla reazionaria attività dei nostalgici sognatori di un ritorno dei Borboni, all’arretratezza generale del Mezzogiorno, alla delusione dei contadini poveri, dopo le speranze riaccese dai Garibaldini e dalla politica unitaria circa la questione della distribuzione delle terre dei demani baronali ed ecclesiastici. Già con le leggi eversive delle feudalità di Giuseppe Bonaparte, nel 1806, i contadini avevano sperato nella quotizzazione, a loro vantaggio, delle immense proprietà terriere degli enti ecclesiastici. Così, l’intera Terra di San Benedetto sarebbe stata suddivisa tra i comuni e gli enti ecclesiastici o i baroni; la parte comunale sarebbe stata “quotizzata” tra i cittadini dei singoli comuni. Le lungaggini e la cattiva volontà del governo borbonico succeduto al periodo napoleonico non consentirono l’attuazione delle leggi eversive. L’ondata unitaria e garibaldina riaccese le speranze dei nostri contadini di accedere alle terre demaniali di Montecassino. Ma le operazioni ancora una volta andavano a rilento e per lo più solo a vantaggio dei grandi proprietari, nobili e borghesi, sì che la ribellione contadina trovò sfogo associandosi con il Brigantaggio, incrementandone il numero e la virulenza. Francesco Il, lo spodestato re delle Due Sicilie, fomentava il Brigantaggio, sognando una riconquista del Regno. Ex soldati ed ufficiali del passato esercito borbonico ormai frustrati ed inetti, renitenti alla leva e disertori dell’esercito nazionale, ex detenuti, contadini insoddisfatti e rabbiosi, assassini impuniti, ladri e banditi di ogni specie, crearono un vero esercito di briganti, antagonista dello Stato Unitario, delle leggi e della morale, sicché la vita civile fu per alcuni anni funestata da lutti, rapine, malefatte di vario genere. La non determinazione delle forze governative e la facilità offerta ai briganti di nascondersi nei rifugi naturali dei nostri monti, rendevano quasi inprendibili i fuorilegge e li circondavano di un alone di mistero e di leggenda: Guerra, Fuoco, Colamatteo, Pace, Andreozzi, Cannone, Cicconi erano nomi che destavano paura e riverenza nello stesso tempo.

A Cervaro il Brigantaggio non arrecò grandi mali; il paese non ne fu però immune, annoverando tra i suoi capi nomi rimasti famosi come Coletta, Gargano, Renzi, Izzi. Più terribili e spietati furono Giuseppe Coletta e Felice Renzi, disertori dell’esercito che si erano uniti alla funesta banda del famigerato brigante Fuoco, di San Pietro Infine. I due presero parte all’assassinio del cervarese Edoardo Canale Parola, orefice, nel 1862. Indi furono indotti a costituirsi, nella vana illusione di aver salva la vita e una più clemente condanna. Erano però tempi duri per i “pentiti”, allora! Furono giustiziati con la fucilazione, da parte del maggiore Imbotta, presso il Comando Militare di San Germano, come ancora si chiamava Cassino.

Domenico Antonio Gargano, amico del brigante Fuoco, era temerario a tal punto da essere creduto invisibile ed invulnerabile, dall’immaginario collettivo. Dopo che era stato ucciso, si riteneva che scorazzasse ancora, con i suoi uomini, redivivo e vendicatore, a Pastinelle, a Mignano, a Roccamonfina, a Monte Trocchio. Nel 1865, a Castro trucidò due famiglie. Il Delegato Straordinario di Sicurezza, Bernardo Renzi, di Cervaro, molto preoccupato della presenza pericolosa del brigante Gargano, si rivolse al Prefetto di Terra di Lavoro chiedendo il suo intervento. Quando, il 2 dicembre 1866, si riferì al predetto Prefetto che un confidente della giustizia, in cambio della taglia, era disposto a fornire notizie sulla banda Fuoco e su Domenico Antonio Gargano, in realtà questi era già morto da qualche giorno, il 28 novembre, catturato dai soldati papalini ai confini del Regno, dopo un terribile e cruento scontro a fuoco. Per qualche anno ancora dopo la sua morte si continuarono a commettere reati a nome del brigante Gargano.

Intanto, la spietata azione svolta dal generale Pallavicino, in applicazione della Legge Pica e delle altre leggi eccezionali, conduceva ad estirpare il triste fenomeno del Brigantaggio, estinto definitivamente intorno al 1870.

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