Tra il 1861 e il 1865, nel
Meridione, assunse una colorazione e una motivazione
socio-politico-demaniale che andava dalla reazionaria attività
dei nostalgici sognatori di un ritorno dei Borboni,
all’arretratezza generale del Mezzogiorno, alla delusione dei
contadini poveri, dopo le speranze riaccese dai Garibaldini e
dalla politica unitaria circa la questione della distribuzione
delle terre dei demani baronali ed ecclesiastici. Già con le
leggi eversive delle feudalità di Giuseppe Bonaparte, nel 1806,
i contadini avevano sperato nella quotizzazione, a loro
vantaggio, delle immense proprietà terriere degli enti
ecclesiastici. Così, l’intera Terra di San Benedetto sarebbe
stata suddivisa tra i comuni e gli enti ecclesiastici o i
baroni; la parte comunale sarebbe stata “quotizzata” tra i
cittadini dei singoli comuni. Le lungaggini e la cattiva volontà
del governo borbonico succeduto al periodo napoleonico non
consentirono l’attuazione delle leggi eversive. L’ondata
unitaria e garibaldina riaccese le speranze dei nostri contadini
di accedere alle terre demaniali di Montecassino. Ma le
operazioni ancora una volta andavano a rilento e per lo più solo
a vantaggio dei grandi proprietari, nobili e borghesi, sì che la
ribellione contadina trovò sfogo associandosi con il
Brigantaggio, incrementandone il numero e la virulenza.
Francesco Il, lo spodestato re delle Due Sicilie, fomentava il
Brigantaggio, sognando una riconquista del Regno. Ex soldati ed
ufficiali del passato esercito borbonico ormai frustrati ed
inetti, renitenti alla leva e disertori dell’esercito nazionale,
ex detenuti, contadini insoddisfatti e rabbiosi, assassini
impuniti, ladri e banditi di ogni specie, crearono un vero
esercito di briganti, antagonista dello Stato Unitario, delle
leggi e della morale, sicché la vita civile fu per alcuni anni
funestata da lutti, rapine, malefatte di vario genere. La non
determinazione delle forze governative e la facilità offerta ai
briganti di nascondersi nei rifugi naturali dei nostri monti,
rendevano quasi inprendibili i fuorilegge e li circondavano di
un alone di mistero e di leggenda: Guerra, Fuoco, Colamatteo,
Pace, Andreozzi, Cannone, Cicconi erano nomi che destavano paura
e riverenza nello stesso tempo.
A Cervaro il Brigantaggio non arrecò
grandi mali; il paese non ne fu però immune, annoverando tra i
suoi capi nomi rimasti famosi come Coletta, Gargano, Renzi, Izzi.
Più terribili e spietati furono Giuseppe Coletta e Felice Renzi,
disertori dell’esercito che si erano uniti alla funesta banda
del famigerato brigante Fuoco, di San Pietro Infine. I due
presero parte all’assassinio del cervarese Edoardo Canale
Parola, orefice, nel 1862. Indi furono indotti a costituirsi,
nella vana illusione di aver salva la vita e una più clemente
condanna. Erano però tempi duri per i “pentiti”, allora! Furono
giustiziati con la fucilazione, da parte del maggiore Imbotta,
presso il Comando Militare di San Germano, come ancora si
chiamava Cassino.
Domenico Antonio Gargano, amico del
brigante Fuoco, era temerario a tal punto da essere creduto
invisibile ed invulnerabile, dall’immaginario collettivo. Dopo
che era stato ucciso, si riteneva che scorazzasse ancora, con i
suoi uomini, redivivo e vendicatore, a Pastinelle, a Mignano, a
Roccamonfina, a Monte Trocchio. Nel 1865, a Castro trucidò due
famiglie. Il Delegato Straordinario di Sicurezza, Bernardo Renzi,
di Cervaro, molto preoccupato della presenza pericolosa del
brigante Gargano, si rivolse al Prefetto di Terra di Lavoro
chiedendo il suo intervento. Quando, il 2 dicembre 1866, si
riferì al predetto Prefetto che un confidente della giustizia,
in cambio della taglia, era disposto a fornire notizie sulla
banda Fuoco e su Domenico Antonio Gargano, in realtà questi era
già morto da qualche giorno, il 28 novembre, catturato dai
soldati papalini ai confini del Regno, dopo un terribile e
cruento scontro a fuoco. Per qualche anno ancora dopo la sua
morte si continuarono a commettere reati a nome del brigante
Gargano.
Intanto, la spietata azione svolta
dal generale Pallavicino, in applicazione della Legge Pica e
delle altre leggi eccezionali, conduceva ad estirpare il triste
fenomeno del Brigantaggio, estinto definitivamente intorno al
1870. |