Castrocielo

 

Provincia di Frosinone, abitanti 3.758, superficie Kmq 27,89, altitudine m.250

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CASTROCIELO

La Chiesa Parrocchiale di Santa Lucia

 

Dalla visita di Veltronio risulta che nell’anno 1603, nell’antico Castrocielo in vetta al monte Asprano, non erano rimaste che dodici famiglie. Ma già nel 1601, le reliquie conservate nella chiesa Matrice di Santa Maria Assunta in Cielo, erano state portate nell’attuale parrocchiale a cura del municipio e di ciò fa fede la lapide posta sulla nicchia esistente nella sacrestia, la cui scritta è chiusa da una sigla e da una data: M.P.I.F.- 1601.

La data è quella dell’esito ufficiale della popolazione e la sigla va così interpretata:

“Municipium Propris Impensis Fecit” ( il Municipio fece a proprie spese ). E’ quindi certo che la Chiesa Parrocchiale già esisteva nell’anno 1601 ma essa non doveva avere le attuali strutture murarie, le quali, stando alla data della consacrazione dell’altare maggiore effettuata, ( come fa fede una lapide posta sul retro dell’altare ) dal Vescovo diocesano Mons. Spadea, nell’anno 1746, dovrebbero essere sorte qualche anno prima, sembra verso il 1740, non già come costruzione ex-novo, ma come ampliamento di una precedente chiesa. Si legge infatti nelle “Risposte al questionario per la Santa Visita Pastorale” stilate in data 29 Marzo 1936 dall’allora Rev. Parroco Don Michele Ricci, al punto dedicato alla parrocchiale: Sembra edificata o meglio ampliata, verso il 1740 con concorso del popolo.

Questa ipotesi è sostenuta dalla data di fusione della campana grande, che è l’anno 1719 e per tanto, è dato dedurre che la chiesa nella quale fu posta venne certamente costruita prima di tale data giacché è noto che la campana costituisce l’arredo generalmente posto per ultimo in una chiesa. L’idea che la chiesa attuale non sia che l’ampliamento di un edificio primitivo demolito pressoché totalmente nasce dall’esame di un reperto artistico esistente nella parrocchiale e, dai più, ignorato:

Entro la cornice lapidea dell’artistico altare di San Leonardo ( il primo entrando nella navata di destra), costruito nell’anno 1752 dalla famiglia Cerasi, è un quadro ad olio su tela. Questo dipinto nasconde la parte murale retrostante sulla quale sono visibili i resti di una pittura indubbiamente precedente alla sistemazione dell’altare e che probabilmente prosegue lateralmente alla cornice, sotto l’intonaco che ricopre il muro.

La pittura rimasta presenta guasti nella parte superiore, per evidenti spicconature, e nei suoi resti misura m. 1,07 di larghezza e m. 1,20 di altezza.

Essa rappresenta la Vergine in una veste rosso pallido ed un manto chiaro, recante in braccio il Bambino. Le è dinanzi un Santo con abito color cremisi, dal quale fuoriesce la sottostante veste bianca,  a guisa di colletto a corolla. Forse si potrebbe restaurare questo dipinto che ha certamente un valore storico per la chiesa e proporre una probabile datazione in base alle sue caratteristiche. Ciò potrebbe confortare la nostra ipotesi.

L’opera frammentaria induce anche a pensare che la parete lato nord della parrocchiale ( quella cioè rivolta a monte ) per essere un tempo ornata con immagini sacre, doveva appartenere ad una chiesa che non era però l’attuale in quanto la superficie del vecchio dipinto è un po’ rientrante rispetto al filo interno dell’attuale parete; il che sta a significare che lo spessore di quest’ultima è maggiore di quella dell’antica parete e da ciò l’idea di un rimaneggiamento del muro a scopo di rinforzo e, conseguentemente, l’ipotesi di un rifacimento totale dell’edificio. Forse un’indagine nei vani esistenti sotto il pavimento della chiesa, risulterebbe oltremodo utile allo scopo.

Un tempo sotto questo pavimento si seppellivano i morti, e si dice che siano ivi esistenti delle lapidi…

Si ha pertanto motivo di ritenere che in esse e in altri elementi che potrebbero emergere da quegli sconosciuti ambienti sia celata la chiave che apre l’accesso alla giusta via dell’indagini per una storia della Chiesa Parrocchiale di Castrocielo. Una storia a torto sottovalutata ma che racchiude l’ anima del popolo, la fede dei nostri padri e la laboriosità di chi ci ha preceduto nel cammino della vita.

Dalle “Risposte al questionario per la Santa Visita Pastorale” del 29 marzo 1936 del parroco Arciprete Don Michele Ricci, si hanno le seguenti notizie:

La chiesa parrocchiale è dedicata a Santa Lucia V. e M., la quale è anche protettrice principale e se ne celebra la festa il 13 dicembre. I compatroni sono San Pietro Martire che si festeggia il 29 aprile e Santa Giustina V. e M., la seconda domenica di maggio e se ne conserva il corpo.

La chiesa fu consacrata da Mons. Spadea, Vescovo diocesano nel 1746. Dopo il terremoto del 1915 è stata restaurata e consolidata con catene di ferro. La facciata di travertino ha tre porte d’ ingresso e guarda l’oriente. E’ di stile classico con lesene e qualche elemento di decorazione barocca sopra le porte laterali. La torre campanaria è sulla parte destra della facciata e quella dell’orologio, più bassa sulla sinistra. Il campanile fu edificato insieme alla chiesa verso il 1740; è di stile classico con cupola barocca; vi era la croce ma il fulmine per tre volte l’ha buttata giù. Le campane sono tre e consacrate; la prima, la più grande, nel 1719; la seconda nel 1798 e la terza, più piccola, nel 1893. 

L’interno è a tre navate con dieci colonne la sua ampiezza è di circa 400 m2. Vi sono sette altari compreso il maggiore:

L’Altare Maggiore, dedicato a Santa Lucia è in pietra con intarsiature di marmo ed è di grande valore artistico. Vi si conserva il SS. Sacramento; è fisso e privilegiato con Brevi di Papa Gregorio XVI del 20 novembre 1835. sul davanti e dietro sono incise numerose scritte latine. Viene poi l’Altare di Santa Giustina ove è l’urna di legno dorato che racchiude il corpo della Santa. L’Altare è di marmo ma non di grande valore; ed è fisso.

L’Altare di San Francesco d’assisi è tutto di stucco ed è mobile. Segue l’Altare di San Giuseppe; è tutto di pietra con intarsiature di marmo con due colonne. E’ mobile e di grande valore artistico. Identico è l’Altare di San Leonardo; tutto di pietra con intarsiature di marmo; è mobile. L’Altare della Pietà con la Vergine Addolorata e il Cristo morto è di stucco con colonne; è mobile, ma non di grande valore artistico. Ultimo a sinistra è l’Altare del Nome di Gesù; è mobile e di stucco, ma non di grande valore artistico. Tutte le pietre sacre sono conformi alle prescrizioni liturgiche.     

Ci sono delle opere d’arte oltre ai suddetti Altari di  marmo; il quadro della crocifissione di cui si ignora l’autore; il quadro di Santa Lucida del prof. Simonetti di Napoli; una statuetta di alabastro rappresentante la madonna col Bambino, ma se ne ignorano l’autore e la provenienza.

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