Dalla
visita di Veltronio risulta che nell’anno 1603, nell’antico Castrocielo in
vetta al monte Asprano, non erano rimaste che dodici famiglie. Ma già nel
1601, le reliquie conservate nella chiesa Matrice di Santa Maria Assunta in
Cielo, erano state portate nell’attuale parrocchiale a cura del municipio e
di ciò fa fede la lapide posta sulla nicchia esistente nella sacrestia, la
cui scritta è chiusa da una sigla e da una data: M.P.I.F.- 1601.
La data è quella dell’esito ufficiale della
popolazione e la sigla va così interpretata:
“Municipium Propris Impensis Fecit” ( il
Municipio fece a proprie spese ). E’ quindi certo che la Chiesa Parrocchiale
già esisteva nell’anno 1601 ma essa non doveva avere le attuali strutture
murarie, le quali, stando alla data della consacrazione dell’altare maggiore
effettuata, ( come fa fede una lapide posta sul retro dell’altare ) dal
Vescovo diocesano Mons. Spadea, nell’anno 1746, dovrebbero essere sorte
qualche anno prima, sembra verso il 1740, non già come costruzione ex-novo,
ma come ampliamento di una precedente chiesa. Si legge infatti nelle
“Risposte al questionario per la Santa Visita Pastorale” stilate in data 29
Marzo 1936 dall’allora Rev. Parroco Don Michele Ricci, al punto dedicato
alla parrocchiale: Sembra edificata o meglio ampliata, verso il 1740 con
concorso del popolo.
Questa
ipotesi è sostenuta dalla data di fusione della campana grande, che è l’anno
1719 e per tanto, è dato dedurre che la chiesa nella quale fu posta venne
certamente costruita prima di tale data giacché è noto che la campana
costituisce l’arredo generalmente posto per ultimo in una chiesa. L’idea che
la chiesa attuale non sia che l’ampliamento di un edificio primitivo
demolito pressoché totalmente nasce dall’esame di un reperto artistico
esistente nella parrocchiale e, dai più, ignorato:
Entro la cornice lapidea dell’artistico altare
di San Leonardo ( il primo entrando nella navata di destra), costruito
nell’anno 1752 dalla famiglia Cerasi, è un quadro ad olio su tela. Questo
dipinto nasconde la parte murale retrostante sulla quale sono visibili i
resti di una pittura indubbiamente precedente alla sistemazione dell’altare
e che probabilmente prosegue lateralmente alla cornice, sotto l’intonaco che
ricopre il muro.
La pittura rimasta presenta guasti nella parte
superiore, per evidenti spicconature, e nei suoi resti misura m. 1,07 di
larghezza e m. 1,20 di altezza.
Essa rappresenta la Vergine in una veste rosso
pallido ed un manto chiaro, recante in braccio il Bambino. Le è dinanzi un
Santo con abito color cremisi, dal quale fuoriesce la sottostante veste
bianca, a guisa di colletto a corolla. Forse si potrebbe restaurare questo
dipinto che ha certamente un valore storico per la chiesa e proporre una
probabile datazione in base alle sue caratteristiche. Ciò potrebbe
confortare la nostra ipotesi.
L’opera frammentaria induce anche a pensare che
la parete lato nord della parrocchiale ( quella cioè rivolta a monte ) per
essere un tempo ornata con immagini sacre, doveva appartenere ad una chiesa
che non era però l’attuale in quanto la superficie del vecchio dipinto è un
po’ rientrante rispetto al filo interno dell’attuale parete; il che sta a
significare che lo spessore di quest’ultima è maggiore di quella dell’antica
parete e da ciò l’idea di un rimaneggiamento del muro a scopo di rinforzo e,
conseguentemente, l’ipotesi di un rifacimento totale dell’edificio. Forse
un’indagine nei vani esistenti sotto il pavimento della chiesa, risulterebbe
oltremodo utile allo scopo.
Un tempo sotto questo pavimento si seppellivano
i morti, e si dice che siano ivi esistenti delle lapidi…
Si ha pertanto motivo di ritenere che in esse e
in altri elementi che potrebbero emergere da quegli sconosciuti ambienti sia
celata la chiave che apre l’accesso alla giusta via dell’indagini per una
storia della Chiesa Parrocchiale di Castrocielo. Una storia a torto
sottovalutata ma che racchiude l’ anima del popolo, la fede dei nostri padri
e la laboriosità di chi ci ha preceduto nel cammino della vita.
Dalle “Risposte al questionario per la Santa
Visita Pastorale” del 29 marzo 1936 del parroco Arciprete Don Michele Ricci,
si hanno le seguenti notizie:
La chiesa parrocchiale è dedicata a Santa Lucia
V. e M., la quale è anche protettrice principale e se ne celebra la festa il
13 dicembre. I compatroni sono San Pietro Martire che si festeggia il 29
aprile e Santa Giustina V. e M., la seconda domenica di maggio e se ne
conserva il corpo.
La chiesa fu consacrata da Mons. Spadea, Vescovo
diocesano nel 1746. Dopo il terremoto del 1915 è stata restaurata e
consolidata con catene di ferro. La facciata di travertino ha tre porte d’
ingresso e guarda l’oriente. E’ di stile classico con lesene e qualche
elemento di decorazione barocca sopra le porte laterali. La torre campanaria
è sulla parte destra della facciata e quella dell’orologio, più bassa sulla
sinistra. Il campanile fu edificato insieme alla chiesa verso il 1740; è di
stile classico con cupola barocca; vi era la croce ma il fulmine per tre
volte l’ha buttata giù. Le campane sono tre e consacrate; la prima, la più
grande, nel 1719; la seconda nel 1798 e la terza, più piccola, nel 1893.
L’interno
è a tre navate con dieci colonne la sua ampiezza è di circa 400 m2.
Vi sono sette altari compreso il maggiore:
L’Altare
Maggiore, dedicato a Santa Lucia è in pietra con intarsiature di marmo ed è
di grande valore artistico. Vi si conserva il SS. Sacramento; è fisso e
privilegiato con Brevi di Papa Gregorio XVI del 20 novembre 1835. sul
davanti e dietro sono incise numerose scritte latine. Viene poi l’Altare di
Santa Giustina ove è l’urna di legno dorato che racchiude il corpo della
Santa. L’Altare è di marmo ma non di grande valore; ed è fisso.
L’Altare di San Francesco d’assisi è tutto di
stucco ed è mobile. Segue l’Altare di San Giuseppe; è tutto di pietra con
intarsiature di marmo con due colonne. E’ mobile e di grande valore
artistico. Identico è l’Altare di San Leonardo; tutto di pietra con
intarsiature di marmo; è mobile. L’Altare della Pietà con la Vergine
Addolorata e il Cristo morto è di stucco con colonne; è mobile, ma non di
grande valore artistico. Ultimo a sinistra è l’Altare del Nome di Gesù; è
mobile e di stucco, ma non di grande valore artistico. Tutte le pietre sacre
sono conformi alle prescrizioni liturgiche.
Ci sono delle opere d’arte oltre ai suddetti
Altari di marmo; il quadro della crocifissione di cui si ignora l’autore;
il quadro di Santa Lucida del prof. Simonetti di Napoli; una statuetta di
alabastro rappresentante la madonna col Bambino, ma se ne ignorano l’autore
e la provenienza. |