Arpino

 

Provincia di Frosinone, abitanti 7978, superficie Kmq 55,97, altitudine m.450

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Tulliano

IL  CONVITTO NAZIONALE  “TULLIANO” di  ARPINO

 

A cura del Rettore prof.  Loreto  Casinelli 

Il Convitto”Tulliano” nacque ufficialmente il 2 giugno 1814, allorché Gioacchino Murat, re delle Due Sicilie, per “conservare la memoria del più grande oratore latino… in quel luogo ove ebbe i suoi natali” e per migliorare “ le manifatture di Arpino… sotto l’influenza delle scienze” emanava il seguente decreto: “… art. 1, vi sarà in Arpino un Collegio con Convitto, nel quale si insegneranno le lettere e le scienze, ed assumerà il titolo di Collegio Tulliano…”.

Il decreto stabiliva, altresì, che la cura dell’insegnamento, sotto la vigilanza della Direzione Generale della Pubblica Istruzione, fosse affidata agli stessi religiosi PP. Barnabiti residenti in Arpino ed ivi operanti da circa due secoli. Esso era un atto dovuto in quanto rendeva esecutiva la legge n.140 di Re Giuseppe Bonaparte promulgata il 30 maggio 1807 “per lo stabilimento di Collegi nella Capitale e nelle provincie del Regno” ; rispondeva appieno alle aspettative di una cittadina abbastanza sviluppata ed evoluta, con popolazione in floride condizioni economiche; dava, inoltre, soddisfazione alle legittime rivendicazioni dei PP. Barnabiti che, colpiti dal R. Decreto del 29/06/1813 che aveva soppresso tutte le scuole esistenti in Arpino, si erano efficacemente adoperati, nella persona del padre Vincenzo Sangermano, affinché fosse emanato. Il decreto, infatti, fu comunicato “Al Sig. Rettore dei PP. Barnabiti in Arpino”, con nota del 22 giugno 1814, n.1400, dal Direttore Generale dell’Istruzione Pubblica: “Sig. Rettore, S.E. il Sig. Ministro dell’Interno con Ministeriale del dì 8 andante mese mi ha scritto quanto segue: in data del 2 corrente S.M. il Re ha emanato il seguente Decreto…” ( arch. del Convitto). Lo stesso padre Vincenzo Sangermano, con decreto ministeriale, fu nominato primo Rettore del Collegio Tulliano, che veniva, pertanto, a perpetuare il Collegio S.Carlo esistente in Arpino già dal 1626, fondato da un nobile arpinate, Desiderio  Merolle e preminente sulle altre scuole pubbliche e private esistenti pure in Arpino. Queste rispondevano alle necessità di ordine pratico della città: - la scuola di Arti e Mestieri, sorta e mantenuta in vita florida e prosperosa per oltre tre secoli, per iniziativa degli operai delle manifatture lanarie e dei conciatori delle pelli - la scuola pubblica tenuta dalle Cappuccinelle di Gesù e Maria per educare le fanciulle arpinati.

Nel collegio S. Carlo si insegnava, nei primi anni, teologia e filosofia e, solo successivamente, anche grammatica e retorica. Nel 1767 ebbe inizio il corso pubblico completo di belle lettere, con l’insegnamento della grammatica, della retorica, della eloquenza, delle letterature classiche, della filosofia e della matematica. Il decreto di Murat stabilì che, oltre le cattedre prescritte dal Regolamento provvisorio dei Licei e Collegi, il “Tulliano” avesse anche quella di eloquenza latina e italiana e di chimica applicata alle arti.

            I fondi di dotazione del nuovo collegio furono costituiti, oltre che dalle proprie rendite, da quelle del Collegio Tuziano di Sora, da quelle del citato Collegio S.Carlo con esso incorporato, da quelle delle antiche scuole di Arpino, dagli assegnamenti sui fondi provinciali, dalle somministrazioni delle Cappelle laicali del Comune e dalle offerte del Decurionato imposte sul bilancio comunale (arch.del Convitto).

            Il 5 novembre 1816, con decreto da Portici, Ferdinando I, “sanando con la pienezza della sua potestà ogni vizio o nullità incorsi tanto per la forma quanto per la mancanza di facoltà nel concedente”, confermava tutti i Collegi e Licei fondati durante la dominazione francese nel Regno delle Due Sicilie e, quindi, anche il “Tulliano”.

            Alla morte del Rettore Sangermano, avvenuta il 30 luglio 1819, il comune di Arpino rivendicò la proprietà del Collegio Tulliano che i Barnabiti, “dando una falsa interpretazione al decreto del 2 giugno 1814, sono riusciti a far credere il Collegio Tulliano come loro dipendenza, nell’atto che è uno stabilimento reale a parte, come tutti gli altri di pubblica istruzione” ( arch. comunale).

            Nel 1820, poi, il Comune, allo scopo di potervi annettere il Convitto, ottenne l’autorizzazione governativa a trasferire l’istituto nel monastero delle Cappuccinelle divenuto proprietà del demanio dal 6 novembre 1813, a seguito di decreto di soppressione del 21 ottobre 1813.

            Questa struttura era stata notevolmente ampliata con l’aggregazione di alcuni edifici contigui già di proprietà del comune e con l’uso della contigua chiesa appartenente all’ospedale S. Croce.

            Precedentemente, il 13 ottobre 1819, il Principe Cardito aveva invitato il sindaco di Arpino ad informare tutti i sindaci dei capoluoghi del Distretto affinché avvisassero, a loro volta, i padri di famiglia interessati che il Convitto si sarebbe aperto ai primi di dicembre.

Il Principe faceva conoscere anche l’ammontare della retta mensile ( ducati 7, “ ad individuo”) ed elencava  il corredo necessario ad ogni convittore (“quello prescritto nei statuti per i Reali Licei del Regno”). (Arch. Comunale ).

            Il trasferimento del R.Collegio Tulliano nel Convento delle Cappuccinelle avvenne, in forma solenne e sfarzosa, il 15 maggio 1820, alla presenza del Sig. Principe di Cardito, Presidente della Commissione di Pubblica Istruzione e di numerose autorità civili e religiose e di tutto il popolo che affollava la piazza e la chiesa. Il Rettore, Don Nicola Nardi, tenne una prolusione in latino.

            “Tutta la memorabile giornata fu solennizzata in massima allegria con spari e bande musicali, e la sera con illuminazione, spari, fuochi artificiali, elevazione di pallone e con pubblica festa data nella sala del comune” ( arch. com. Arpino).

            Il 18 ottobre 1849, il Re Ferdinando II affidò il Real Collegio Tulliano ai Padri della Compagnia di Gesù i quali ne tennero il governo fino al 1860 ( Arch. del Convitto).

            I rivolgimenti politici di quegli anni causarono l’espulsione dei Gesuiti da Arpino ed il “Tulliano” restò chiuso per alcuni mesi, fino al 1861, allorché il Consiglio Generale della P.I. ne ordinò la riapertura.

            Il Decreto luogotenenziale del 10/02/1861, n. 69 (Imbriani) rendendo obbligatorio un solo istituto di primo e secondo grado, con annesso collegio, in ogni provincia del Mezzogiorno preferì il Collegio di Maddaloni al “Tulliano” di Arpino, che, persa la qualità di regio, fu rimesso alle cure dell’Amministrazione Provinciale.

            Il Collegio di Arpino, tuttavia, mediante una attenta ed oculata amministrazione e con le sovvenzioni annue concesse straordinariamente dalla Provincia, poté reggersi fino al 1877, allorché il Collegio – Convitto “Tulliano”, divenuto, per convenzione, Liceo – Ginnasio e Convitto “Tulliano”, fu dichiarato nuovamente governativo , in virtù del Regio Decreto 11/07/1877.

            Tale decreto, però, fu abrogato con uno successivo del 23 settembre 1879 ed il Convitto ebbe diversi anni vita incerta e contrastata.

            Finalmente, dopo le insistenti richieste del Consiglio Provinciale di Caserta e del Comune di Arpino, il Convitto “Tulliano” tornò ad essere Nazionale con Regio Decreto del 18 settembre1885, n. 3377.

            Nel 1890, il Comune di Arpino, a testimonianza di quanto gli stesse a cuore l’istituto, che all’epoca ospitava 64 convittori, cedette, in uso perpetuo, anche l’adiacente teatro, compresa la grande sala che i Gesuiti, erano riusciti ad avere solo temporaneamente “pel gran favore che loro accordava il Governo”, e che avrebbero inopportunamente utilizzata come “sala di sterili esercitazioni accademiche”.

            La cessione del teatro, tra le comprensibili voci di protesta di alcuni cittadini che si vedevano defraudati dell’unico “onesto ricreamento che esiste ad Arpino”, rispondeva alla forte esigenza del Convitto di poter disporre di locali e spazi indispensabili per una sana ed efficace azione educativa.

            Questa esigenza, purtroppo, doveva rimanere insoddisfatta, perché  a nulla hanno approdato i tentativi encomiabili che pure vi sono stati, a cadenza quasi periodica, da parte dei Rettori e degli Amministratori, per creare una nuova sede più consona alle attività convittuali.

Un tentativo, con regolare progettazione e computo metrico ed estimativo, che prevedeva l’acquisto ed adattamento del fabbricato “Sangermano” (ex lanificio), iniziò il suo iter nel 1920 per dissolversi, dopo circa cinque anni, forse, negli ingorghi burocratici.

            A seguito di apposita visita di un ispettore superiore del Ministero, il Ministro dell’Educazione Nazionale, con nota del 3 settembre 1929, prot.n. 6540, proponeva al podestà di Arpino l’acquisto del Palazzo Sangermano, come particolarmente adatto per ospitare il Convitto,nonché la parziale esecuzione dei lavori di adattamento, in cambio della “cessione del fabbricato in cui ha sede il Convitto, ove avrebbero potuto convenientemente allogarsi sia il Liceo Ginnasio che la scuola elementare” (arch. del Convitto).

            Altro tentativo,di cui si tratta ufficialmente nel 1937, pur esso con regolare e completa progettazione, prevedeva la sistemazione del Convitto “Tulliano” “nella località detta Castello… con opportuni restauri, adattamenti ed ampliamenti nel fabbricato ed area libera adiacente di proprietà  Mons. Luigi Ippoliti” e la costruzione “ex novo in unico distinto fabbricato” delLiceo Ginnasio “nell’area di risulta delle tre case prospicienti a valle sulla Pasquale Forletta”( arch. del Convitto).

            Questo progetto veniva a sostituire quello redatto ed approvato nel 1936 che prevedeva, invece, “la costruzione del Liceo Ginnasio accanto al Convitto”, nella sua sede storica.

            Ma ancora una volta, le lodevoli intenzioni degli operatori e le legittime aspirazioni dei convittori trovavano ostacoli insormontabili nella cruenta realtà dei tempi.

            Il Rettore, dott. Giuseppe Ascaro, in una lettera del 14 novembre 1941, indirizzata all’Ing.Giuseppe Pistilli di Napoli, intesa ad ottenere una cortese dilazione al pagamento delle competenze spettanti per la redazione del progetto di adattamento del castello Ciccodicola – Ippoliti, lamenta che, nonostante le insistenze presso il Ministero, l’attuazione del progetto “sarà assai difficile che possa essere presa in considerazione dal Sup. Ministero, mentre il locale di cui si tratta trovasi trasformato in ospedale militare” ( arch.Convitto).

            Altri tentativi di trovare una sede più funzionale per il Convitto “Tulliano” non sono mancati, neppure negli ultimi anni, ma, verosimilmente, resteranno soltanto una testimonianza della lodevole intraprendenza di quanti sentono l’urgenza del problema.

            La legislazione scolastica vigente, infatti, anche se non ne prevede la chiusura, certamente non consente illusioni sulle possibilità di sviluppo dei Convitti Nazionali.

            Dal 1890 ad oggi, pertanto,si sono dovuti sfruttare al meglio gli spazi esistenti nel “Tulliano”, anche attraverso opere murarie che hanno mutato l’immagine interna e, in alcuni casi anche quella esterna dell’istituto, per realizzare nuovi locali che facessero fronte alle richieste di una comunità sempre più esigente.

            Nel 1980, è stato realizzato un impianto sportivo detto “campetto” su terreno di proprietà del Convitto e distante pochi decine di metri  dall’istituto stesso. Nel 1985,  è stata riaperta una vecchia scala, in pietra, che collega  il cortile con i vari piani del Convitto. Essa rende più agevoli gli spostamenti da un piano all’altro e risponde alle esigenze sulla sicurezza, perché consente una più facile evacuazione in caso di emergenza.

            Va notato che il numero degli alunni convittori, raggiunto le 82 unità, nell’a.s. 1894/95, iniziò a scendere costantemente fino a toccare le 38 unità, nell’a.s. 1899/1900. Subito dopo, però, tornò a salire decisamente raggiungendo le 115 unità già nel 1904.

            L’ anno 1904 rappresenta per la storia del Convitto Tulliano un’altra data importantissima, perché fu proprio al termine dell’a.s. 1903/1904 – c’è da credere, anche sotto la spinta della numerosa presenza di convittori – che il Ministero della Pubblica Istruzione decise di dividere la carica di Preside e quella di Rettore, affidando ciascuna di esse a persona diversa. La divisione di tale cariche creò, ovviamente, una serie di problemi anche di ordine logistico, la cui difficile soluzione si è trascinata fino ai giorni nostri .

            Durante il primo ventennio del 1900 i Convitti Nazionali, nonostante che nel Parlamento si levassero voci autorevoli in loro difesa, non godettero di molti favori. Eppure l’attività del Tulliano fu interrotta solo, e per breve tempo, nel 1915, quanto, a seguito dei danni riportati dall’edificio per il terremoto della Marsica, trovò rifugio nella palazzina Sangermano.

Nel 1925,poi, a seguito della revisione a cui il Fascismo aveva sottoposto tutto il sistema scolastico italiano, anche i Convitti Nazionali ebbero un proprio Regolamento (R.D.1/9/1925, n.2009), tuttora in vigore, ed anche il “Tulliano” poté guardare fiducioso al futuro, raggiungendo, già in quello stesso anno, un numero di. ben 110 alunni convittori.

Nel 1967, con l’istituzione delle scuole  annesse al Convitto ( legge n. 150 del 9/3/1967 ), riemerse l’esigenza e l’ansiosa ricerca di nuovi locali e nuovi spazi che ha sempre messo a dura prova la fantasia dei Rettori e degli Amministratori chiamati a studiare sempre nuove soluzioni. 

            Oggi, il Convitto Nazionale “Tulliano”, pur ospitando un numero non elevato di alunni convittori ( 45/50), accoglie, però, anche alunni semiconvittori e semiconvittrici.

L’istituto che ha ospitato fra le proprie mura, forgiandone gli animi, migliaia di giovani, mantiene sempre alta la sua vocazione educativa e formativa, testimoniata dalle capacità di sapersi porre a servizio di un’utenza sempre più diversa, dai chierici e laici “ di specchiate virtù” dei primi anni dell’Ottocento, ai figli della media ed alta borghesia della prima metà del Novecento, agli aventi diritto allo studio dei nostri giorni.

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