Aquino

 

Provincia di Frosinone, abitanti 5396, superficie Kmq 19,23, altitudine m.110

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Note Storiche

Menzionare oggi Aquino significa subito richiamare alla mente il nome di San Tommaso, uno dei più grandi teologi e filosofi del Medioevo. Ma Aquino è anche città dal ricco passato. Essa si trova nella pianura formata dal Liri, nell’area una volta appartenente alla Terra di Lavoro; gran parte del suo territorio è pianeggiante e ricco di risorse per l’agricoltura. In tempi antichi vi si distendevano tre laghi, prosciugati nel secolo XVI. Prende il nome dall’antica città di Aquinum, prima voisca poi romana che, con ogni probabilità, deriva il toponimo dal l’abbondanza di acqua. Sulle origini c’è molta incertezza poiché non si sa quando la città venne fondata: la zona sembra popolata stabilmente a partire dal l’Eneolitico ed entrò nell’area di conquista dei volsci intorno al IV secolo.

 

Abitanti: Aquinati

Festa patronale: San Costanzo

 

Comuni limitrofi: Castrocielo, Piedimonte San Germano, Pontecorvo

Distanza da Frosinone Km. 42

Autostrada: A1 Pontecorvo

Anche i sanniti tentarono un’offensiva verso Aquinum, ma poi subirono la pesante controffensiva dei romani che occuparono la zona e ne fecero una colonia fondando nuove città a spese dell’agro aquinate. La città intrattenne con i vincitori rapporti piuttosto pacifici: era in fatti una civitas foederata e, come tale, non priva di alcuni diritti.

L’antico insediamento urbano era spostato rispetto all’odierno, sorgeva fra l’attuale strada per la stazione ferroviaria Aquino-Pontecorvo ed il torrente Le Sogne. La cittadina era difesa da massicce fortificazioni, da un fossato, oltre che dalla presenza di tre laghi, e ospitava numerosi templi.

Aquinum era importante per il notevole sviluppo agricolo (il territorio conserva ancora tracce di una centuriazione) e per le attività artigianali ed “industriali” che contribuivano a rifornire una parte del mercato romano. Si specializzò nella lavorazione della porpora, attività ricordata da Orazio: “Chi non sa riconoscere la lana tinta ad Aquino dalla porpora di Sidone?”. Un’altra attività specifica dell’Aquinum romana fu la fabbricazione di terrecotte.

Già nel III secolo si ha notizia di un aquinate di religione cristiana e nel V secolo la città appare fra le diocesi; è accertata anche la presenza di vescovi fino alla distruzione del 590, quando la sede episcopale rimase vacante. La devastazione fu opera dei longobardi che dispersero la popolazione nelle campagne, sulle colline e sui monti vicini, rafforzando la serie dei pagi preesistenti, che da minuscoli insediamenti divennero centri abitati. Spesse volte gli aquinati occuparono le ville rurali del territorio; una di queste sarebbe appartenuta al poeta latino Giovenale, originario di Aquino.

La nuova Aquino fu ricostruita in altro sito, in direzione del Monastero di Montecassino, su un terreno caratterizzato dalla presenza di un dirupo tagliato a picco sui laghi.

Entrata definitivamente nell’orbita longobarda, Aquino, intorno al 747, tornò ad essere una città di notevole importanza in quanto i suoi signori controllavano i territori circostanti fino a Fregellae, Cassino e Interamna.

Nonostante Carlo Magno l’avesse donata al papato, fino al IX secolo la città gravitò nell’area del ducato di Benevento, dipendendo dal gastaldo di Sora. Verso la fine del IX secolo il gastaldato si suddivise in due ed Aquino diventò capoluogo dell’area della valle più bassa del Liri. Da quel momento si creò un potere locale che la rese indipendente.

I nuovi “padroni” di Aquino si confrontarono con il Monastero di San Benedetto a Montecassino tentando di sottrarre territori al potente cenobio che possedeva sin dal IX secolo, proprio vicino alla città, la cosiddetta Torre di San Giorgio insieme a una chiesa e a un convento. Successivamente i d’Aquino riuscirono a controllare feudi in diverse regioni del Mezzogiorno, possedimenti che la famiglia suddivise in tante signorie nel corso del secolo XII. La città, essendo posta al confine fra stato papale e regno dèl Sud, venne a trovarsi in una situazione estremamente delicata.

Aquino fu di nuovo distrutta da Corrado IV nel 1252: rimase in piedi solo il castello attorno al quale si sarebbe formato in seguito un piccolo borgo con pochi abitanti in lotta contro il terreno paludoso. Rimasta a lungo signoria dei d’Aquino, nel XV secolo passò ai d’Avalos per il matrimonio fra Antonella, figlia di Bernardo d’Aquino ed Inigo d’Avalos. I due coniugi, il 15 settembre 1476, concessero lo statuto alla comunità; nel codice legislativo, oltre alle norme per il funzionamento dell’ordinamento signorile e della giustizia, si organizzava 1’ amministrazione civile e giudiziaria della città. Nel 1583 Giacomo Boncompagni acquistò il possedimento di Arpino, che comprendeva anche il feudo aquinate. La casata si interessò allo sviluppo economico della zona: bonificarono i laghi ed incrementarono le gualchiere, il cui reddito sali rapidamente.

Il feudo aquinate rimase ai principi Boncompagni fino alla fine del Settecento, quando Ferdinando IV l’acquistò per il demanio regio.

L’Ottocento e il Novecento

Aquino seguì le vicende politiche del regno di Napoli e al tempo della conquista francese fu ridotta a circa 600 abitanti. Infine, alla metà dell’Ottocento, la cittadina venne ulteriormente penalizzata, tagliata fuori dal grande traffico che si svolgeva sulla Consolare (la strada che sostituì la via Latina). Solo con l’unità d’Italia qualcosa cominciò a cambiare: nel 1876-1896 troviamo nella cittadina un’industria della carta con l’occupazione di notevole mano d’opera.

Bonifiche lungo il fiume resero la situa zione più vivibile, ma l’espansione demografica e la scarsa redditività dei contratti agrari, portò prima all’emarginazione e poi, dopo la prima guerra mondiale, alla protesta sociale. Ad Aquino il contrasto di classe fu molto forte e culminò con un eccidio avvenuto il 13 dicembre 1920. Durante gli anni Venti venne costruito un aeroporto militare, potenziato alla vigilia della guerra: una istallazione che passò in mani tedesche sin dal dicembre 1942. La sua presenza fu causa di molte vicissitudini per gli abitanti di Aquino perché, sbarcati gli alleati in Italia, divenne obbiettivo dei bombardamenti che fecero vittime anche fra la popolazione civile. Stabilitosi il fronte a Cassino, Aquino ne divenne la retrovia più vicina e subì per tanto le distruzioni dei cannoneggiamenti ed il disastroso passaggio del fronte. Al la fine del conflitto la città non si riconosceva più perché in gran parte distrutta. La ricostruzione fu impegnativa: oggi la cittadina è completamente rinnovata secondo i criteri urbanistici del dopoguerra. E stata ricostruita la Cattedrale, dedicata a San Costanzo, vescovo locale, e a San Tommaso, e, recentemente, è stato eretto un funzionale e modernissimo Palazzo comunale.

Dell’antica città sono rimaste soltanto poche testimonianze e quasi tutte seriamente danneggiate.

Al centro del paese si eleva un’alta torre medioevale. Vicino si notano i resti del castello dei d’Aquino, secondo alcuni casa natale di San Tommaso, nato più verosimilmente a Roccasecca. Inoltre si conservano alcuni tratti di mura, due porte, e il capitolium, di cui si può osservare un muro perimetrale. Nelle campagne un grande arco onorario romano era stato eretto, secondo una leggenda locale, in onore di Antonio, e per questo, forse, gli aquinati vennero criticati da Cicerone nelle “Filippiche”. Oggi l’arco è in parte sommerso dalle acque che hanno danneggiato soprattutto la parte superiore, di cui abbiamo peraltro la descrizione di Giuliano da Sangallo che ne disegnò il rilievo nel suo “Taccuino Senese”. Un altro monumento importante è l’anfiteatro, oggi diviso in due e in parte coperto dall’autostrada del Sole. Tracce dell’antica via Latina, già decumano massimo della città, si dipartono ancora dall’antico abitato; le parti meglio conservate mostrano ancora i grandi basoli. Il monumento principale di Aquino è la Chiesa della Madonna della Libera, eretta nel 1125 utilizzando, si dice, le rovine di un tempio di Ercole. Secondo Cagiano de Azevedo, nella costruzione vennero reimpiegati materiali tratti dalla vicina e ricca necropoli della città. La chiesa nacque per un voto di Ottolina dell’Isola, moglie di Atenolfo, conte di Alvito, e di una certa Maria, ambedue raffigurate in un mosaico decorativo del tempio. L’edificio sorge isolato rispetto al centro medioevale e vi si accede per mezzo di una scalinata. La facciata si presenta con un vasto atrio a tre arcate (costruito nell’Ottocento) ed un massiccio campanile sopra la navata di sinistra.

Il portale centrale è grandioso e ha per stipiti le componenti di un fregio romano, lungo complessivamente sette metri. Su questo portale è rimasto intatto un mosaico rappresentante la Madonna con il Bambino e due offerenti. Sull’arco della porta laterale si nota un affresco.

L’interno a tre navate e sei arcate, si mostra molto severo e massiccio, seguendo il carattere architettonico dell’intero edificio. Le pareti, una volta tutte affrescate, oggi presentano solo tenui tracce di pittura, scorgendosi appena un delicato volto di Madonna.

L’altare maggiore è costituito da un sarcofago romano in alabastro con altorilievi, appoggiato sopra due leoni marmorei medioevali.

Dal territorio di Aquino proviene la notissima Aspasia, statua conservata nei musei berlinesi. Si tratta di una figura femminile alta circa due metri, molto ben conservata, probabilmente appartenente ad una decorazione funeraria.

Aquino è nota per la produzione di ceramiche: boccali, piatti e le “cannate”, brocche per il trasporto e la conservazione dell’acqua. Attualmente la città si presenta molto attiva ed economicamente sviluppata: ancora importante come centro agricolo (le sue terre sono sempre ben coltivate e danno alte rese), è oggi al centro di una vasta area di interesse industriale. Oltre che nelle grandi fabbriche del comprensorio di Cassino, gli aquinati lavorano in diversi opifici locali e nella cartiera sorta nella seconda metà dell’Ottocento.

Nella pianura aquinate esiste una località naturalisticamente molto interessante: si tratta del cosiddetto “vallone d’Aquino”. E una larga fenditura una volta occupata dalle acque dei laghi; attualmente vi scorrono le acque delle “forme” (il sistema di canalizzazione locale) ed i ruscelli discendenti dal monte Caira. Si è venuto così a creare un ambiente umido che è l’habitat ideale per la ricca fauna acquatica. Nell’agro aquinate, lungo il fiume La Sogne, sgorga anche una sorgente sulfurea che, anticamente, era molto frequentata per le sue virtù terapeutiche.

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