Viticuso

 

Provincia di Frosinone, abitanti 482, superficie Kmq 21,05, altitudine m. 825

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La Storia

È uno dei piccoli centri abitati della provincia di Frosinone, situato proprio agli estremi margini del Lazio sui monti del preappennino. Vicino sorgono altri paesini dalle stesse caratteristiche e dalla medesima storia. Viticuso sorge presso un antico lago, esistito fino al tardo Medioevo e poi scomparso per il carsismo.

Il territorio di Viticuso non sembra fosse abitato nell’antichità: ancora attorno al Mille la zona era dominata dalla selva più folta.

Solamente dopo lo stanziamento di un gruppo di coloni marsicani, favoriti dai conti di Venafro, sorse il paese. Non c’è una data precisa che segni la sua nascita, ma una pietra scolpita porta la data 1003 per cui si congettura che, attorno a tale anno, sia sorta una chiesa o un insediamento militare.

 

Abitanti: Viticusani

Festa patronale: Sant' Antonino.

Frazioni e Località: -

Comuni limitrofi : Acquafondata, Cervaro, San Vittore del Lazio.

Distanza da Frosinone Km. 79

Autostrada: A1 San Vittore.

Panorama di ViticusoBen presto la zona, pur appartendendo ai conti di Venafro e soggetta all’autorità spirituale del vescovo della stessa città, passò sotto l’influenza del vicino cenobio di Montecassino, forse perché erede dei possedimenti e dei diritti di San Vincenzo al Volturno.

A seguito di scontri con i normanni la popolazione prima dislocata nell’ampio territorio montano fu concentrata dall’abate Gerardo in zone protette da cinte fortificate. Rimasero fuori delle mura certuni casali, posti ai confini con la zona molisana, abitati da pastori e gruppi familiari. Il paese assunse così un ruolo decisamente militare e per questo fu investito più volte da combattimenti ed assedi. Nel corso del Duecento l’abate Bernardo Aigleryo riordinò i possedimenti cassinesi e fissò le norme amministrative, economiche e finanziarie che regolavano i rapporti fra abbazia e popolazione viticusana. Nella guerra contro Giovanna Il fu occupato da Braccio da Montone; nell’altra fra gli Angiò e gli aragonesi fu conquistato dal conte di Trivento. Altri danni sono stati inflitti da diversi terremoti, che abbastanza frequentemente si sono verificati nella zona. La popolazione rimaneva esigua e, nel corso del Seicento, calò ulteriormente; tuttavia Viticuso non scomparve come altri centri della zona.

Con il Settecento ci fu una certa ripresa demografica ed economica. Le conseguenze furono un’espansione dell’abitato e la ricostruzione della chiesa principale. Con l’Ottocento, al tempo del Murat, si vennero a precisare i ruoli fra i comuni vicini e si formò solo comune, che si sciolse poi solamente a Novecento inoltrato. Nel corso dell’Ottocento i viticusani vissero intensamente il brigantaggio filoborbonico, che qui ebbe una sua roccaforte. Con l’unità cominciò l’emigrazione degli abitanti. La seconda guerra mondiale riservò a Viticuso un tragico destino: diventato retrovia del fronte attestato a Cassino, fu soggetto a razzie, uccisioni e alle distruzioni dovute ai bombardamenti alleati. Il paese fu tra i primi a essere liberato, ma la distruzione era stata totale. La difficile ricostruzione fu portata a termine dopo diversi anni e modificando l’antico assetto del paese: molte case sono sorte lontane dal centro storico e anche nella piana. Il centro urbano è solcato da una bella gradinata che ascende verso la sommità, ove, superato un arco, si entra nell’area dell’antico castello composta da una strada centrale e poi da vicoli, da sottopassaggi e da gran di muri di costruzione. In questa zona si erge la Chiesa principale, tutta in pietra con portale tuscanico laterale; accanto il campanile che in precedenza era la torre civica. Attorno al paese scorre una strada di circonvallazione con una piazzetta con giardino ed esercizi commerciali. 

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