Un tempo erano le attività preponderanti
di Terelle. L’agricoltura riguardava essenzialmente frumenti, legumi,
ortaggi. Le zone coltivate erano i ripiani e declivi sottostanti il
paese. Si utilizza vano i più piccoli spazi, contesi alle rocce e alla
boscaglia. Olio e vino bisognava importarli. La pastorizia riguardava
essenzialmente ovini e caprini. Si allevava il maiale, di cui si
consumava tutto, eccetto i prosciutti, che si vendevano e col cui
ricavato bisognava ricomprare il maialino da crescere e uccidere
l’anno successivo. C’è ancora oggi chi ricorda il monito del nonno,
che allontanava le tentazioni dei piccoli nipoti: “Non mangiate il
prosciutto , fa male e puzza, perché sta vicino al culo del maiale!”.
Accadde però che un nipote, chiamato con il nomignolo di Menelicche,
scoprì la vera bontà del prosciutto, per cui ogni tanto scendeva in
cantina, ov’era gelosamente riposta una cossa, e si lasciava andare a
un castigatissimo assaggino. Finì che della cossa rimase solo l’osso.
Interrogato, il reo confessò che si era limitato solo a qualche licche.
Fu aspramente rimproverato e di lui si disse: “Menelicche a licche a
licche se magna’ na cossa preciutte!”(Licche sta per leccatina. Cossa
sta per coscia). Il maiale di Terelle è stato sempre ricercato per
l’ottima qualità della carne, fatta soprattutto con le ghiande di
quercia, cerro e leccio, localmente chiamato lecine. Oggi sia
l’agricoltura che la pastorizia sono attività ridottissime e
marginali, praticate più come occupazione amatoriale che per
necessità.
Miniere di asfalto furono individuate a
Terelle, il che conferma la presenza ditale minerale nelle rocce di
Monte Cairo e delle sue propaggini; non furono però sfruttate come
invece accadde a Colle San Magno. |