Sono rimasti vivi nella tradizione, aperti al culto
e molto frequentati dalla devozione popolare i due santuari di Sant’Angelo a
Caprile e dello Spirito Santo sul Melfa, meta ogni anno di fedeli del posto e
dei comuni limitrofi.
Sant’Angelo, o
San Michele Arcangelo, è situato
sulla estrema costa orientale di Monte Asprano, al di sotto del Castello di
Roccasecca, nella frazione di Caprile. Si raggiunge salendo da Caprile,
attraverso un sentiero erto, sulla strada medievale dell’antica Caprile di cui
restano muri elevati che rendono molto caratteristico, d’altri tempi, l’intero
tratto paesaggistico: scheletri di Medioevo tra secolari ulivi sempreverdi,
ciuffi di stramba, esotici fichi d'india e agavi inaccessibili. A proposito di
quegli ulivi secolari, sparsi un po’ dovunque per il monte: a chi abbia letto
nei Regesti (registri) di Bernardo, abate di Montecassino, del 1270, che “iuxta
ecclesiam Sancti Michi (presso la chiesa di San Michele) c’erano “pedes olivarum”
(piante di ulivo), fa un certo effetto di mistero accedere oggi, dopo tanto tra
scorrere di secoli, a quella stessa chiesa di san Michele e ritrovare ancora
ulivi, degli stessi ceppi di allora, fare la guardia al santuario e a quelle
dirute costruzioni, quasi a dire che ci sono cose e valori che resistono ad ogni
distruzione degli uomini e del tempo impietosi.
Al di sotto di un orrido scoscendimento, nell’incavo
di una grotta rocciosa, s’incontra una costruzione in cemento armato che
nasconde in parte e protegge l’antico santuario di sant’Angelo in Asprano: una
chiesetta dall’umile primitiva architettura, che però sorprende al suo interno
per la presenza di alcuni affreschi. Si tratta di una costruzione addirittura
anteriore alla nascita del Castello di Roccasecca e risalente all’antico culto
dell’Arcangelo, venerato già dai Longobardi, i quali erano particolarmente
devoti a questo Santo da dedicargli svariati santuari, tra cui quel lo più
famoso al Gargano. La chiesa di Sant’Angelo in Asprano esisteva già nel 991,
mentre la costruzione del Castello di Mansone iniziò nel 994. Gli affreschi
hanno uno stile bizantino-benedettino. Nell’abside figura la dominante figura di
Cristo Pantocratore nell’atteggiamento tipico della benedizione e nella classica
mandorla, che è propria di simili rappresentazioni, sostenuta da angeli in voli
vorticosi di grande effetto cinetico. Al di sotto c’è la Vergine Maria in
orazione. A destra di chi guarda ci sono sei apostoli. A sinistra altri apostoli
di cui si vedono solo tratti drappeggianti delle tuniche. Entrando nella chiesa,
nella parete di sinistra, c’è la figura di San Michele, che denota uno stile
posteriore rispetto a quello bizantineggiante dell’abside. Nella parete di
destra, invece, sono stati prelevati affreschi più antichi, con un Cristo in
abito longobardo, conservati nella più idonea sede della Madonna delle Grazie a
Caprile. Si tratta di una Crocefissione particolare e rara: il Cristo Crocifisso
è vestito; Longino, il soldato che squarciò il costato di Cristo e poi si
convertì, non ha in mano la lancia ma una fune e inoltre calza le nostre tipiche
cioce, il che fa pensare ad un artista locale.
Il santuario rupestre dello Spirito Santo, detto
anche della Santissima Trinità, si trova abbarbicato sul pendio scosceso del
monte San Nicola, dominante a picco sul Melfa, all’inizio della gola del
cosiddetto “Tracciolino”, l’antica strada borbonica che conduceva alle fonderie
d’Atina. Si tratta di una piccola costruzione, una chiesetta con romitorio,
accessibile tramite un roccioso sentiero inerpicante che inizia dal ponte romano
sul Melfa. E’ stata tradizione andare allo Spirito Santo il lunedì di Pasqua. Si
andava da tutti i paesi della Ciociaria. Da qualche tempo la festività è stata
riportata secondo il calendario liturgico, al giorno della Pentecoste, festa
dello Spirito Santo e della Santissima Trinità. |