Che si percorra la Casilina o l’Autosole, o le
innumerevoli vie di comunicazione che, disegnando una fitta rete, solcano la
Media Valle del Liri, da ogni parte si vede e suscita ammirata curiosità il
prominente monte di Rocca d’Arce, con i suoi 556 metri d’altitudine ben
evidenti.
Guardando da Sud-Est, vedi un’altura molto elevata,
aspra nella sua roccia e brulla di vegetazione. Sulla cima svettano, arroganti,
numerosi metallici tralicci, le antenne dei ripetitori televisivi. Antiche mura
evocano l’immagine di un castello medievale, che pur ci fu: in realtà oggi si
vedono solo i muri del locale cimitero. Più in basso si staglia la sagoma
imponente della chiesa parrocchiale, comunemente detta di San Bernardo. Ancora
più giù, si arrocca compatto il centro storico, inconfondibilmente medievale.
Sono poche le costruzioni moderne, che appena appena riescono a contaminare la
purezza dell’antica architettura urbanistica: il nudo cemento e i lastroni di
cristallo del nuovo Municipio, le case popolari, l’edificio scolastico e qualche
rara privata abitazione. Una fila di vetusti bruni cipressi corre dalla parte
mediana del nucleo storico orizzontalmente verso Levante, ovè il faraglione
maggiore col ‘Cauto’ e impreziosisce l’immagine paesaggistica.
Il “Cauto” è un ampio buco naturalmente prodottosi
nella viva roccia del più grande dei faraglioni che scendono dal castello verso
Est; un buco in verticale, sì che il faraglione appare come una vela bucata.
Guardando da Nord-Ovest, invece, la “Rocca” appare
col suo enorme massiccio che si erge verso il cielo, e la pietra è tagliata a
picco da creare uno strapiombo. Sulla sommità di questo picco meglio si vedono i
pochi brandelli di mura dell’antico castello e meglio si comprende perché
nell’antichità la “Rocca” si presentava come un presidio inespugnabile,
mostruosa creazione degli dei e sede olimpica degli stessi. Su questo castello,
invero, si rifugiarono principi, re ed imperatori, quando dovevano porsi al
riparo dalle ostilità dei vari nemici.
Oggi Rocca d’Arce sviluppa la sua edilizia nella
campagna, nelle aree più pianeggianti di Santa Lucia, Canale, Giardini, ma anche
nei declivi collinari di Montenero, Collepizzuto, Fraioli. D’altronde, sarebbe
impossibile aggiungere una casa al nido abitativo del centro storico, oltre cui
non ci sono che dirupi. Come la gran parte dei comuni medievali della Ciociaria,
il centro storico di Rocca d’Arce è ormai disabitato, abbandonato alla sua
solitudine, alla sua lenta agonia. L’abitare, oggi, esige gli agi e le
opportunità della civiltà post-industriale, soprattutto l’uso dell’automobile,
con strade agibili ed il garage, o almeno il posto parcheggio, vicino l’uscio di
casa, se non dentro la stessa abitazione: questo Rocca d’Arce “Centro” non lo
può dare, con le sue stradine strette e tortuose, con le sue piazzuole anguste,
con le sue salite superabili e fruibili per mezzo di gradini e ballatoi. |