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La Storia
Nell’Ottocento si tentò di sfruttare le vene di minerali ferrosi presenti nella valle di Canneto, aprendo pozzi e costruendo una ferriera, ma il tentativo falli per la cattiva qualità del minerale. Riuscì invece l’impianto di una moderna cartiera. Malgrado queste iniziative la numerosa popolazione emigrò: alcuni fecero fortuna in Inghilterra. Un periodo funesto è rappresentato dalla seconda guerra mondiale, quando il paese si venne a trovare nelle retrovie cassinesi: i tedeschi occuparono la cittadina, rastrellarono gli ebrei rifugiati e fecero sfollare gli abitanti. Bombardato, il paese fu sottoposto ad angherie e venne liberato il 29 maggio 1944 dalle truppe italiane. Nel dopoguerra ci fu una forte crisi economica in quanto le tradizionali attività economiche, essenzialmente pastorizia ed agricoltura, non erano più sufficienti. Ricominciò l’emigrazione che ridusse notevolmente il numero degli abitanti, spopolando le frazioni: rimase qualche anziano a Fontitune e Valleporcina. Nel 1984 la zona venne colpita dal terremoto che danneggiò il centro storico. Il punto centrale del paese è la piazza dedicata all’astronomo Capocci; da qui si sale per il centro storico: il Castello appare con una torre centrale, alte mura e cortine laterali. Gran parte delle strutture sembrano essere cinquecentesche. Lungo le stradine del paese si elevano diversi palazzi signorili ottocenteschi con belle facciate e grandi portali in pietra lavorata; sono quasi del tutto sparite le mura e le porte di cui rimangono i varchi. Molti edifici del centro storico sono stati restaurati perché danneggiati dal terremoto. La più antica chiesa locale è quella di Santa Maria ove si conservano reperti antichi e medioevali. Gli edifici sacri locali sono tutte costruzioni risalenti agli ultimi secoli e sono stati molto rimaneggiati a causa dei frequenti terremoti. Nella ottocentesca Chiesa di San Rocco si conservano interessanti opere d’arte. Nel centro storico si trovano alcune cappelle gentilizie, come quella dedicata a San Nicola dall’ interessante facciata.
Picinisco possiede un vastissimo territorio in parte compreso nel Parco nazionale d’Abruzzo, che affascina per le sue bellezze naturali, per il paesaggio montano con aspre giogaie dominate dal monte Meta e da altri monti, per le acque, limpide e vorticose del fiume Melfa, per i boschi, le verdi colline e le profonde vallate. Una delle località più note di Picinisco è Prati di Mezzo, ove sono stati costruiti impianti sciistici. Oltre al panorama, che si gode dal monte Meta, altre particolari bellezze locali sono la Grotta Campanaro (col suo lago artificiale), il fiume Melfa, oggi impiegato per produrre energia elettrica, ma ancora pescoso e ricco d’acqua potabile per numerosi paesi, i fiumi Mollarino e Rava. Frequenti in zona gli animali selvatici, fra cui il lupo, il daino, il cinghiale, l’orso marsicano. Anche il sottosuolo presenta interessanti risorse: nell’antichità il Meta era conosciuto per le sue miniere di ferro; si crede che vi siano anche oro, argento e rame. Vi è alabastro ed una cava era stata aperta nei tempi passati. La principale risorsa locale è l’agricoltura, anche se ridotta d’importanza; l’allevamento è in netto calo: rimangono pochi pastori nelle frazioni di montagna e ancora producono lana, formaggi e carne. Risorse per l’occupazione sono una piccola fabbrica e le diverse centrali idroelettriche costruite nel territorio utilizzando le acque del Melfa e del Mollarino. L’economia è incrementata da alcuni anni dagli impianti sciistici di Prati di Mezzo che richiamano molti sciatori. |
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