Del periodo altomedioevale non ci sono documenti
ma sembra che la città, con la formazione dello stato dei papi, sia stata
sempre strettamente dipendente da Roma. Sembra anche che abbia svolto una
funzione agricola, con la fondazione di una curtis agricola. Dalla
documentazione medioevale, Frosinone appare un piccolo castello, ma
una carta del 1081 la denomina civitas, riconoscendole un ruolo più
rilevante. Si ritiene comunemente che Frosinone abbia avuto un ruolo
essenzialmente militare per via della rocca eretta nel punto di congiunzione
di diverse strade. Da questa fortificazione vennero fronteggiati i
turbolenti signori de Ceccano. Nel secolo XI il risveglio economico
determinò la nascita e l’evoluzione di nuovi gruppi. Anch’essi assunsero un
ruolo militare sostituendosi ai milites, che, dal secolo precedente,
avevano costituito una “consorteria” per governare la cittadina: tale
istituzione non decadde e venne riconosciuta e approvata anche dalla Chiesa
romana.
Il regime condomimale fu confermato da Innocenzo
III nel 1207, per mezzo di una concessione della durata di tre generazioni,
ma il controllo di Frosinone venne insidiato dagli anagnini Mattia, Adinolfo
Nicola per tutta la seconda metà del Duecento. Soprattutto Adinolfo fu
reponsabile di violenze e devastazioni contro il castello e i suoi abitanti.
Frosinone i schierò con i pontefici, e il costante appoggio papale rese vana
l’azione dei nobili di Anagni. La fedeltà alla Chiesa condusse molti
frusinati ad assumere importanti uffici nella curia papale; alcuni divennero
prelati e legati. La prevalente funzione militare di Frosinone nel corso del
Medioevo è documentata dalle fonti conservate negli archivi pontifici: in un
registro in cui sono elencate le spese sostenute per la riparazione della
rocca. Il papato fu interessato a tali lavori sia per la funzione militare
assolta dalla fortificazione, sia perché la costruzione era sede della curia
rettorale di Marittima e Campagna, sia, infine, per consolidare il proprio
predominio nel comune frusinate. Il documento è interessante perché apre uno
spiraglio su diversi aspetti della vita economica, sociale e sulle tecniche
edilizie locali. Il castello possedeva, oltre alla cinta muraria, almeno due
torri, locali per la residenza del rettore, una loggia, e diversi ambienti
per la guarnigione. Sin dal XIII secolo Frosinone fu sede ordinaria del
rettore di Campagna e Marittima, la provincia pontificia del Lazio
meridionale, anche se sovente l’alto prelato abitò in altre città come
Ferentino, Anagni e Priverno.
Alla fine del Quattrocento l’antico abitato di
Selva Molle o Selva dei Muli venne associato al comune di Frosinone. Il
castello sorgeva sopra un modesto cono vulcanico nelle vicinanze del fiume
Sacco a qualche chilometro da Frosinone verso Patrica e Supino. Si notano
ancora mura medioevali di cinta, a fortificare la sommità del colle, luogo
dal quale era agevole controllare la strada verso la Marittima e la rete
viaria territoriale. Decaduto attorno alla metà del Quattrocento, in poco
tempo il castello venne trasformato in casale, e venduto ai certosini di
Trisulti che lo adibirono a grancia monastica, cioè a semplice azienda
agricola: il territorio era ricco di sorgenti d'acqua. I certosini
trasformarono il villaggio, e il palazzo pontificio fu ingrandito. Agli
inizi del XIV secolo il castello frusinate strinse un'alleanza con il
potente comune di Alatri. Con questo patto Frosinone si impegnava a
intervenire con propri rappresentanti al parlamento alatrino e a partecipare
anche alle spedizioni belliche dell’alleato, conservando però le proprie
insegne militari.
La città è ricordata alla fine del Quattrocento
dall’umanista Giovanni Antonio Sulpicio che la menziona nel suo “Campaniae
fletus” con parole elogiative. Dello stesso tenore è l’elogio elevato
alla cittadina dall’altro umanista cinquecentesco Francesco Franchini: “...
mi avvincono i colli dell’ameno Frosinone! ed i campi dolci e le acque...”.
Nel Cinquecento la città fu coinvolta in due guerre. Nel 1526 la guarnigione
pontificia riuscì a contrastare validamente le truppe spagnole che la
assediavano ma l’anno dopo Frosinone fu saccheggiata da truppe francesi e
fiorentine dopo essere stata contagiata dalla peste portata dai
lanzichenecchi. Dopo questi fatti, connessi col sacco di Roma, la rocca di
Frosinone, quasi del tutto distrutta, venne ricostruìta ai tempi del
cardinale Cicada. Probabilmente fu spostata di sito e occupò il posto in cui
oggi sorge il palazzo del governo. La rocca venne costruita secondo i
dettami cinquecenteschi e il portale principale, secondo taluni, fu
disegnato da Michelangelo. Qualche anno dopo Frosinone fu occupata dagli
spagnoli che marciavano verso Roma contro Paolo IV. I danni furono ingenti:
molte chiese furono ridotte in macerie. Per un periodo molto lungo la città
fu impegnata nella ricostruzione e, per pagare i debiti, il comune fu costretto
ad alienare diversi beni fondiari. Nella seconda metà del Cinquecento, con
la riorganizzazione dello stato, la residenza dei governatori pontifici
venne fissata definitivamente a Frosinone. Nuove funzioni furono da loro
assunte: il controllo dei comuni, il comando della polizia statale (i birri
furono impegnati a combattere contro un brigantaggio molto attivo
organizzato in bande armatissime), l’istituzione di un tribunale d’appello
in luogo delle corti signorili. L’ufficio del governatore, inoltre, estese
il suo raggio d’azione e aumentò il proprio personale. |