Forse Colfelice e tutta la Ciociaria ancor oggi
avrebbero ignorato di poter vantare i natali di uno scultore qual è
Eleuterio Riccardi, le cui opere sono diffuse specialmente in Italia e in
Inghilterra, se non ne avesse raccolte, in un volume intitolato Il
Fornaciaio, esaurienti conoscenze sulla vita e sull’arte Bernardo
Donfrancesco.
Eleuterio Riccardi visse così come dipinse e
scolpì: in modo primigenio, autentico, sofferente.
Nacque a Colfelice nel 1884, da Angelo Riccardi,
vasaio, e da Geltrude Magno, filatrice.
Era abbastanza diffuso, in quegli anni a
Colfelice, anzi costituiva una tradizione, il mestiere di “vasaio”, o di
“fornaciaio”, come preferiva dire Eleuterio Riccardi. Costui, da piccolo,
non essendo andato a scuola se non alle elementari, incominciò ad usare il
tornio, ma soprattutto le mani, per sagomare la creta e stimolare la
fantasia. Fu questa, indubbiamente, la fase della vita di Riccardi che
maggiormente influenzò dal profondo la sua arte, non tanto per
l’acquisizione di una non comune abilità e tecnica manipolatoria plastica
riproduttiva, ma soprattutto per la formazione del carattere forte,
autocratico, pensoso, elementare e crudamente coerente: diremo un carattere
tipicamente ciociaro, dai lineamenti terrigni, segnati di duro lavoro, di
calure estive, di rigori invernali e di lunghe solitudini. In questa
impronta “ciociara”, ad Eleuterio Riccardi assomiglia il sorano Alfonso
Capocci, i cui dipinti riproducono, quasi parossisticamente, linee e
sentimenti semplici, pensosi e perfino dolenti.
Fece esperienze di successo in Germania e in
Inghilterra, lo scultore Riccardi, dove esercitò prevalentemente attività di
ritrattista. Ritrasse personaggi importanti, come nei busti scultorei del
celebre musicista Frederik Delius, di Dyana Karenne, di Lady Laver di Oliver
Williams, di Lord Buckmaster, della Contessa di Ancaster, della Duchessa di
Sutherland, di Lord Peel, di Lord Berners, del viceré delle Indie Montagu.
Ritrasse ancora Corrado Alvaro, il generale Peppino Garibaldi, Bice Valori,
la violinista Eva Sheps sua moglie, il musicista Alfredo Casella, Benito
Mussolini.
Quand’era a Londra, Eleuterio Riccardi ebbe il
privilegio della frequentazione di Winston Churchill, che si recava nel suo
studio non solo per ammirare l’arte ma anche per ricevere suggerimenti di
pittura dal maestro italiano. E inoltre gli si diede l’occasione di
diventare il ritrattista di re Giorgio V e dei restanti reali di Palazzo
Buckingham; per tale onorifico incarico bisognava diventare cittadino
inglese: ma il rude artista ciociaro rifiutò e preferì tornare a Roma. Altro
atteggiamento di sprezzante indipendenza Eleuterio Riccardi lo manifestò nei
riguardi di Mussolini, il quale, posando per il suo busto, gli offrì aiuto e
protezione; ma l’artista, spirito libero emulo del cinico Diogene, rispose
che a lui non serviva proprio niente.
L’arte di Riccardi si espresse maggiormente
nella scultura, ma valida fu anche la sua pittura, che risentì positivamente
della plasticità della scultura. Allievo di Giovanni Prini, insieme a
Severini, Balla, Sironi e Boccioni, Riccardi si accostò in seguito ai
movimenti innovatori quali l’espressionismo e il futurismo, ma prevalsero
sempre la sua personale concezione dell’arte ed il suo individuale modo di
scolpire e di dipingere. L’artista che potremmo accostare al suo sentire ed
alla sua poetica potrebbe essere il grande Van Gogh, di cui Riccardi subì il
fascino prepotente, imitandone e uguagliandone a volte l’uso forte del
colore abbondante, espressione di naturalezza.
Il Comune di Colfelice accoglie con giusto vanto
alcune opere, nel palazzo municipale, di Eleuterio Riccardi, tra cui Il
Fornaciaio e La Ciociara. |