I PALAZZI MONUMENTALI DI CERVARO
Sono caratteristici, monumentali,
gli antichi palazzi di Cervaro. Se ne vedono in via Trocchio, a
Piazza Casaburi, in via Sobborgo, in via Fontana Vecchia, lungo
il Corso della Repubblica. Sono ottocenteschi, settecenteschi, e
anche di epoca più remota. Danneggiati o distrutti dall’ultima
Guerra, sono stati per lo più convenientemente restaurati o
ricostruiti, rinati sulle proprie ceneri come fenici. Ai palazzi
sono anche legati i nomi di antiche e prestigiose famiglie, come
i Canale Parola, Curtis, Petrolini, Bordone, Cataldi, Marandola,
Coletta, Paolozzi, De Angelis, Bianchi, Rossini, Gagliardi,
Margiotta ed altri ancora.
Questi monumentali edifici
raccontano gran tratto di storia civile appartenente al paese.
Molti di essi sono ancora qui, austeri e possenti, testimoni di
un tempo cristallizzato, come ibernato tra le antiche mura e
sotto i tetti vetusti. I balconi, le finestre, i portoni, gli
archi, le balaustre, i fornici, le scalinate hanno conservato
quasi intatte le antiche forme e recano alla memoria storica
immagini, volti, pettinature, vestimenti di altra epoca. Gli
stessi sguardi di fanciulle, con gli stessi sorrisi e con lo
stesso fascino di sempre, ancor oggi spiano dietro le persiane,
in cerca del principe e cavaliere che, haimé!, non cavalca più
agili destrieri, corre invece sulle rombanti moto e dietro i
volanti delle automobili che ingorgano via Trocchio, via Cervo,
via Sobborgo e Municipio, piazza Casaburi e Corso della
Repubblica.
I locali bassi degli antichi palazzi
sono oggi trasformati in negozi o autorimesse. Non c’è più, nei
cortili, la fervida attività dei servi intenti alla lavorazione
dell’uva, del vino, delle olive, o alle quotidiane incombenze
relative alla vita padronale. L’economia curtense, invalsa per
tutto il Medioevo e fino alle soglie dell’età
dell’industrialismo reale del dopoguerra, coagulava la vita
civile entro le mura del paese e attorno ai palazzi. Sono i
palazzi baronali, arrivati fino ad oggi, ancora saldi nelle loro
strutture architettoniche ed ingegneristiche, anche se hanno
dovuto adeguarsi, con le loro moli mastodontiche, all’agilità
della vita moderna, incorporando le nuove strumentazioni e le
nuove simbologie, dalle antenne paraboliche ai telefoni, dai
citofoni alle lampade al neon, dalle modanature in plastica e in
alluminio anodizzato ai termosifoni centralizzati. Elemento
cospicuo degli antichi palazzi sono i portoni. Ogni portone
un’opera d’arte. Uno diverso dall’altro. L’importanza del
portone prelude all’importanza del palazzo e del casato. Per lo
più il portone immette nell’androne, o nel cortile, da cui
partono le scalinate d’accesso alle abitazioni dei piani
superiori. Il pian terreno non è adibito ad abitazione. I
portali sono in pietra e ad arco a tutto sesto o ribassato.
Nella chiave di volta, l’immancabile blasone scolpito in
bassorilievo: lo stemma con la tipica cerva, stelle, la corona
regale, l’aquila, svariati motivi geometrici, floreali e altri
elementi tipici e ricorrenti dell’araldica. Non mancano mensole
di pietra artisticamente scolpite, che supportano antichi
balconi dalle balaustrate lavorate in ferro battuto, vanto dei
valenti artigiani cervaresi. Il Palazzo Coletta con serva il
portale con lo stemma fregiato di caduceo dell’arte
medico-farmaceutica, dato che la famiglia vantava una lunga
tradizione medica e farmaceutica.
LE FONTANE MONUMENTALI DI CERVARO
Pregevole caratteristica
architettonica, a Cervaro, sono le fontane, artistiche, ricche
di acque limpide e fresche, ricche di storia.
LA FONTANA DELLE QUATTRO STAGIONI
La più esposta, la più conosciuta,
la più frequentata, è la Fontana delle Quattro Stagioni; o
Fontana di Piazza Navona, perché così si chiama va la piazza
principale del paese; o Fontana di Piazza Casaburi, perché così
si chiama oggi questa piazza.
Le si adatta però di più la
denominazione “Delle quattro stagioni”, sia perché il gruppo
scultoreo più vistoso e artisticamente più prezioso rappresenta
le quattro stagioni, con i suoi vari frutti in mano a quattro
punti, sia perché essa è la fontana “delle quattro stagioni”
dell’anno nel senso che “sta bene”, è frequentata, per tutto
l’anno, per essere nella piazza principale, al centro della vita
quotidiana del paese, al centro delle manifestazioni più
importanti, allo sbocco delle arterie
viarie più importanti. Vi confluiscono la via che scende dal
Santuario della Madonna de Piternis, la via che va a San Vittore
del Lazio, via Cervo, Corso della Repubblica.
La Fontana delle Quattro Stagioni,
dal 1909, anno della sua erezione, è testimone silenziosa e
discreta della vita pubblica e privata di Cervaro. Molte delle
manifestazioni pubbliche, civili, religiose, culturali, si
svolgono nella Piazza della “Fontana Nuova”, attuale Piazza
Vincenzo Casaburi. Come una prima donna, come una bella donna -
sono tradizionalmente belle le donne di Cervaro! - la Fontana
delle Quattro Stagioni mostra di godere la “corte” che le fanno
le mille persone intorno a tutte le ore, in una continua danza a
cui pur essa sinuosamente si abbandona. Tra le manifestazioni
pubbliche che interessano la Fontana, possiamo ricordare la
Festa del Corpus Domini, con la policroma artistica “infiorata’,
in cui gareggiano tutti i quartieri del paese. La Fontana
guarda, ascolta, assiste intrigante ad incontri, approcci,
confidenze di tutte le circostanze, ai suoi piedi e sui suoi
gradini, in piazza, al bar di fronte, al vicolo di una strada,
sul terrazzo di un balcone, ad una finestra, all’ombra dei
giardini pubblici e perfino sotto la bancarella del mercato o
sotto l’intradosso della porta della chiesa dell’Annunziata
LA FONTANA FADONI
E’ collocata in un piccolo parco
ombreggiato di platani secolari, a ridosso del muro di fondo. Vi
si accede da Corso della Repubblica ed è attigua alla Villa
Comunale. D’estate accoglie ristoratrice, con la frescura delle
sue acque, con il piacere estetico delle sue fattezze, con la
brezza del suo parco, con la sua storia e con le sue leggende.
Il disegno architettonico è composito: sulla parete di fondo,
alta cinque metri, sono ricavati un’abside formata con stipiti
in pietra calcarea raccolti a volta, tramite chiave con scultura
dello stemma di Cervaro e la data del 1825, anno della
costruzione; un altorilievo raffigurante una conchiglia nella
sua parte cava; una finestra più in basso che immette nel
profondo cunicolo di indotto dell’acqua sorgente; ancora più in
basso un pesante parallelepipedo orizzontale, calcareo, da cui
fuoriescono tre “cannelle” metalliche centrate in tre sculture,
di cui una maschera leonina centrale convessa e due conchiglie
concave simili a quella superiore grande. A piano di campagna,
l’acqua è raccolta da un lavabo e si distribuisce in due vasche
laterali. Completano il gruppo scultoreo due parallelepipedi
calcarei verticali, uno a destra e uno a sinistra, di fronte a
cui sono posizionati simmetricamente due tronchi di colonne
granitiche cilindriche, verosimilmente di provenienza da
costruzione romana, come ce ne sono nell’area adiacente l’antica
via Latina.
I due tronchi di colonna, posti di
fronte la fontana per comodità pratica, poiché serviva da
appoggio per la “cannata” prima di essere messa in testa, nella
tradizione cervarese accendono l’immaginario, in quanto si
tramanda che ad esse venissero legate per essere fustigate le
donne che peccavano di lussuria, o fossero ritenute streghe,
fattucchiere. Collocate presso quella fontana, centrale,
importante, prossima alla villa comunale e frequentatissima dal
pubblico femminile, quelle colonne volevano essere di monito per
la condotta delle donne cervaresi, dal momento che certi metodi
correttivi medievali erano ormai in disuso e ci si affidava di
più al personale comportamento o al monito religioso “Attento
che Dio ti vede”, come fu scolpito in una lapide in sostituzione
della “colonna infame”.
La Fontana Fadoni fu costruita, a
proprie spese, da Angelo Tornassi, nel 1825, quando chiese
all’allora sindaco Petrolini, in cambio della costruzione,
l’eliminazione di un bosco comunale che deturpava la visuale e
la salubrità del suo palazzo.
FONTANA DELLA FORMA
E’ la più antica delle fontane
monumentali di Cervaro, che viene menzionata già da un documento
dell’abate Bernardo Ayglerio del 1273, redatto a San Germano, in
cui compaiono per la prima volta sindaci eletti direttamente
dalla popolazione cervarese, al posto dei “rettori” badiali.
Si tratta dei sindaci Giovanni De
Vizcoca diacono, rappresentante del clero, e Geremia, notaio,
rappresentante del popolo per la parte laica. E’ detto, nel
documento, che il popolo dell’Università di Cervaro, radunata
nel luogo detto della Forma, ubi dicitur ad Formam, aveva eletto
liberamente i suddetti sindaci.
Si trova in Piazza San Paolo, la
Fontana della Forma, al lato estremo opposto alla chiesa omonima
e presso un platano secolare che ha sfidato, vittorioso, il
tempo e la guerra, per armonizzare in un concerto, purtroppo
oggi disturbato dalla moderna motorizzazione, lo stormire delle
sue fronde con il murmure dell’acqua. Esistente dunque dal XIII
secolo, la fontana fu ricostruita una volta, nel 1692, e altra
volta nel 1962, come si legge nella lapide apposta sul frontone
della fontana stessa. L’ultimo rifacimento ha modificato il
precedente aspetto offerto dalla struttura in pietra, di cui
sono rimasti solamente i tre mascheroni con le rispettive
“cannelle” di bronzo, il resto è stato sostituito con mattoni in
terracotta.
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