Cervaro

 

Provincia di Frosinone, abitanti 6.346, superficie Kmq 39,17, altitudine m.267

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Cervaro

Il paese e la sua storia

Con gli attuali 6.300 abitanti, su circa 4.000 ettari di superficie variegata, a cinque chilometri a Est di Cassino, nel cuore di quella che fu la Terra Sancti Benedicti, Cervaro gode la sua identità socio-culturale che si è dignitosamente ed onorevolmente conquistata attraverso secoli di storia, blasonata di leggenda, per esaltare le sue mitiche origini, ricondotte perfino ai divini disegni della stirpe di Enea.

Dolcemente adagiata sulle pendici meridionali di Monte Aquilone, Cervaro fruisce di una posizione geotopografica privilegiata. Riparata dai venti settentrionali per mezzo di una spalliera montuosa, si affaccia a Mezzogiorno sulla pianura del Rapido-Garigliano, verso cui discende in morbidi declivi, argentati di ulivi, cosparsi di viti e a tratti ombreggiati di poderose querce.

La zona montana di Cervaro si eleva fino oltre i mille metri, verso il confine con Vallerotonda, Viticuso, Venafro. Tale zona è sul versante meridionale dell’Aquilone, che si innalza a 1270 metri sul livello del mare. La fascia montana inizia a salire dalla località De Piternis, ov’è il celebre Santuario Mariano, ed è caratterizzata da una vegetazione intensa di ulivi, la cui coltura risale ai laboriosi tempi benedettini, fino a perdersi nell’epoche degli Osci, dei Volsci, dei Sanniti, dei Romani.

La zona collinosa si snoda tra le balze di Monte Porchio, dì Chiaia, dì Monte Rachis. Oltre la vite e l’ulivo, vi allignano alberi da frutta, olmi, salici e vi prosperano colture di ortaggi. Famosi furono gli “orti” di Cervaro. Il frumento, oggi poco coltivato, fu risorsa cospicua delle terri cervaresi, nel patrimonio fiorente di San Benedetto: abbondanti erano le messi di grano, granturco, orzo e perfino riso.

La zona pianeggiante si estende verso e oltre la via Casilina, ubertosa di humus, solcata da ruscelli abbondanti di acque refrigeranti e fertili, diretti al Gari o al Rapido. Rio Ascensione e Rio Santo Stefano discendono da Monte Aquilone e attraversano la rigogliosa località La Foresta. Rio Acquacandida discende da Monte Rachis. La denominazione del Rio è eloquente di per sè a designare il ‘candore’ di quelle acque limpide, fresche e salutari. Il Pisciarello è una derivazione dell’Acquacandida e va ad incrementare la turgida portata del Garigliano.

Monte Trocchio è nel territorio cervarese e allegoricamente costituisce un’isola in tutti i sensi, sia dal punto di vista storico-culturale, sia dal punto di vista geotopografico. Con i suoi appena 428 metri di altitudine, pur si eleva maestoso dalla piana del Cassinate, quasi vigile gigante a guardia di un estesissimo territorio, cosparso di innumerevoli paesi che furono muniti roccaforti e castelli, teatro movimentato di avvenimenti e gesta di larga portata nella storia del nostro Mezzogiorno, dall’età volsca e sannita a quella romana, dall’età longobarda alle vicende saracene, sveve, normanne, angioine, borboniche e napoleoniche, per finire con il brigantaggio meridionale e con i dolorosissimi cruenti scontri dell’ultimo conflitto mondiale, che piantò le croci nei cimiteri di guerra a Montelungo, a Montecassino, a Sant’Angelo di Cassino, a Caira, a Venafro.

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