Cervaro

 

Provincia di Frosinone, abitanti 6.346, superficie Kmq 39,17, altitudine m.267

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I PALAZZI E LE FONTANE MONUMENTALI

I PALAZZI MONUMENTALI DI CERVARO

Sono caratteristici, monumentali, gli antichi palazzi di Cervaro. Se ne vedono in via Trocchio, a Piazza Casaburi, in via Sobborgo, in via Fontana Vecchia, lungo il Corso della Repubblica. Sono ottocenteschi, settecenteschi, e anche di epoca più remota. Danneggiati o distrutti dall’ultima Guerra, sono stati per lo più convenientemente restaurati o ricostruiti, rinati sulle proprie ceneri come fenici. Ai palazzi sono anche legati i nomi di antiche e prestigiose famiglie, come i Canale Parola, Curtis, Petrolini, Bordone, Cataldi, Marandola, Coletta, Paolozzi, De Angelis, Bianchi, Rossini, Gagliardi, Margiotta ed altri ancora.

Questi monumentali edifici raccontano gran tratto di storia civile appartenente al paese. Molti di essi sono ancora qui, austeri e possenti, testimoni di un tempo cristallizzato, come ibernato tra le antiche mura e sotto i tetti vetusti. I balconi, le finestre, i portoni, gli archi, le balaustre, i fornici, le scalinate hanno conservato quasi intatte le antiche forme e recano alla memoria storica immagini, volti, pettinature, vestimenti di altra epoca. Gli stessi sguardi di fanciulle, con gli stessi sorrisi e con lo stesso fascino di sempre, ancor oggi spiano dietro le persiane, in cerca del principe e cavaliere che, haimé!, non cavalca più agili destrieri, corre invece sulle rombanti moto e dietro i volanti delle automobili che ingorgano via Trocchio, via Cervo, via Sobborgo e Municipio, piazza Casaburi e Corso della Repubblica.

I locali bassi degli antichi palazzi sono oggi trasformati in negozi o autorimesse. Non c’è più, nei cortili, la fervida attività dei servi intenti alla lavorazione dell’uva, del vino, delle olive, o alle quotidiane incombenze relative alla vita padronale. L’economia curtense, invalsa per tutto il Medioevo e fino alle soglie dell’età dell’industrialismo reale del dopoguerra, coagulava la vita civile entro le mura del paese e attorno ai palazzi. Sono i palazzi baronali, arrivati fino ad oggi, ancora saldi nelle loro strutture architettoniche ed ingegneristiche, anche se hanno dovuto adeguarsi, con le loro moli mastodontiche, all’agilità della vita moderna, incorporando le nuove strumentazioni e le nuove simbologie, dalle antenne paraboliche ai telefoni, dai citofoni alle lampade al neon, dalle modanature in plastica e in alluminio anodizzato ai termosifoni centralizzati. Elemento cospicuo degli antichi palazzi sono i portoni. Ogni portone un’opera d’arte. Uno diverso dall’altro. L’importanza del portone prelude all’importanza del palazzo e del casato. Per lo più il portone immette nell’androne, o nel cortile, da cui partono le scalinate d’accesso alle abitazioni dei piani superiori. Il pian terreno non è adibito ad abitazione. I portali sono in pietra e ad arco a tutto sesto o ribassato. Nella chiave di volta, l’immancabile blasone scolpito in bassorilievo: lo stemma con la tipica cerva, stelle, la corona regale, l’aquila, svariati motivi geometrici, floreali e altri elementi tipici e ricorrenti dell’araldica. Non mancano mensole di pietra artisticamente scolpite, che supportano antichi balconi dalle balaustrate lavorate in ferro battuto, vanto dei valenti artigiani cervaresi. Il Palazzo Coletta con serva il portale con lo stemma fregiato di caduceo dell’arte medico-farmaceutica, dato che la famiglia vantava una lunga tradizione medica e farmaceutica.

LE FONTANE MONUMENTALI DI CERVARO

Pregevole caratteristica architettonica, a Cervaro, sono le fontane, artistiche, ricche di acque limpide e fresche, ricche di storia.

LA FONTANA DELLE QUATTRO STAGIONI

La più esposta, la più conosciuta, la più fre quentata, è la Fontana delle Quattro Stagioni; o Fontana di Piazza Navona, perché così si chiama va la piazza principale del paese; o Fontana di Piazza Casaburi, perché così si chiama oggi que sta piazza.

Le si adatta però di più la denominazione “Delle quattro stagioni”, sia perché il gruppo scul toreo più vistoso e artisticamente più prezioso rappresenta le quattro stagioni, con i suoi vari frutti in mano a quattro putti, sia perché essa è la fontana “delle quattro stagioni” dell’anno nel senso che “sta bene”, è frequentata, per tutto l’an no, per essere nella piazza principale, al centro della vita quotidiana del paese, al centro delle manifestazioni più importanti, allo sbocco delle

arterie viarie più importanti. Vi confluiscono la via che scende dal Santuario della Madonna de Piternis, la via che va a San Vittore del Lazio, via Cervo, Corso della Repubblica.

La Fontana delle Quattro Stagioni, dal 1909, anno della sua erezione, è testimone silenziosa e discreta della vita pubblica e privata di Cervaro. Molte delle manifestazioni pubbliche, civili, reli giose, culturali, si svolgono nella Piazza della “Fontana Nuova”, attuale Piazza Vincenzo Casaburi. Come una prima donna, come una bella donna - sono tradizionalmente belle le donne di Cervaro! - la Fontana delle Quattro Stagioni mostra di godere la “corte” che le fanno le mille persone intorno a tutte le ore, in una con tinua danza a cui pur essa sinuosamente si abbandona. Tra le manifestazioni pubbliche che interessano la Fontana, possiamo ricordare la Festa del Corpus Domini, con la policroma arti stica “infiorata’, in cui gareggiano tutti i quartieri del paese. La Fontana guarda, ascolta, assiste intrigante ad incontri, approcci, confidenze di tutte le circostanze, ai suoi piedi e sui suoi gradi ni, in piazza, al bar di fronte, al vicolo di una stra da, sul terrazzo di un balcone, ad una finestra, all’ombra dei giardini pubblici e perfino sotto la bancarella del mercato o sotto l’intradosso della porta della chiesa dell’Annunziata

LA FONTANA FADONI

E’ collocata in un piccolo parco ombreggiato di platani secolari, a ridosso del muro di fondo. Vi si accede da Corso della Repubblica ed è attigua alla Villa Comunale. D’estate accoglie ristoratrice, con la frescura delle sue acque, con il piacere este tico delle sue fattezze, con la brezza del suo parco, con la sua storia e con le sue leggende. Il disegno architettonico è composito: sulla parete di fondo, alta cinque metri, sono ricavati un’absi de formata con stipiti in pietra calcarea raccolti a volta, tramite chiave con scultura dello stemma di Cervaro e la data del 1825, anno della costru zione; un altorilievo raffigurante una conchiglia nella sua parte cava; una finestra più in basso che immette nel profondo cunicolo di indotto dell’ac qua sorgente; ancora più in basso un pesante parallelepipedo orizzontale, calcareo, da cui fuo riescono tre “cannelle” metalliche centrate in tre sculture, di cui una maschera leonina centrale convessa e due conchiglie concave simili a quella superiore grande. A piano di campagna, l’acqua è raccolta da un lavabo e si distribuisce in due vasche laterali. Completano il gruppo scultoreodue parallelepipedi calcarei verticali, uno a destra e uno a sinistra, di fronte a cui sono posi zionati simmetricamente due tronchi di colonne granitiche cilindriche, verosimilmente di prove nienza da costruzione romana, come ce ne sono nell’area adiacente l’antica via Latina.

I due tronchi di colonna, posti di fronte la fon tana per comodità pratica, poiché serviva da appoggio per la “cannata” prima di essere messa in testa, nella tradizione cervarese accendono l’immaginario, in quanto si tramanda che ad esse venissero legate per essere fustigate le donne che peccavano di lussuria, o fossero ritenute streghe, fattucchiere. Collocate presso quella fontana, cen trale, importante, prossima alla villa comunale e frequentatissima dal pubblico femminile, quelle colonne volevano essere di monito per la condot ta delle donne cervaresi, dal momento che certi metodi correttivi medievali erano ormai in disu so e ci si affidava di più al personale comporta mento o al monito religioso “Attento che Dio ti vede”, come fu scolpito in una lapide in sostitu zione della “colonna infame”.

La Fontana Fadoni fu costruita, a proprie spese, da Angelo Tornassi, nel 1825, quando chie se all’allora sindaco Petrolini, in cambio della costruzione, l’eliminazione di un bosco comunale che deturpava la visuale e la salubrità del suo palazzo.

FONTANA DELLA FORMA

E’ la più antica delle fontane monumentali di Cervaro, che viene menzionata già da un docu mento dell’abate Bernardo Ayglerio del 1273, redatto a San Germano, in cui compaiono per la prima volta sindaci eletti direttamente dalla popolazione cervarese, al posto dei “rettori” badiali.

Si tratta dei sindaci Giovanni De Vizcoca dia cono, rappresentante del clero, e Geremia, notaio, rappresentante del popolo per la parte laica. E’ detto, nel documento, che il popolo dell’Università di Cervaro, radunata nel luogo detto della Forma, ubi dicitur ad Formam, aveva eletto liberamente i suddetti sindaci.

Si trova in Piazza San Paolo, la Fontana della Forma, al lato estremo opposto alla chiesa omo nima e presso un platano secolare che ha sfidato, vittorioso, il tempo e la guerra, per armonizzare in un concerto, purtroppo oggi disturbato dalla moderna motorizzazione, lo stormire delle sue fronde con il murmure dell’acqua. Esistente dun que dal XIII secolo, la fontana fu ricostruita una

volta, nel 1692, e altra volta nel 1962, come si legge nella lapide apposta sul frontone della fon tana stessa. L’ultimo rifacimento ha modificato il precedente aspetto offerto dalla struttura in pie tra, di cui sono rimasti solamente i tre maschero ni con le rispettive “cannelle” di bronzo, il resto è stato sostituito con mattoni in terracotta.

PARCO ZOO D’ALIESIO

Il Parco Zoo di Cervaro si trova lungo la Casilina, in località Sardella. Ha una buona cam pionatura di animali che, nonostante la cattività, ricevono una decorosa ospitalità, molte cure e attenzioni da parte del personale, tanta passione da parte dei proprietari, trasmessa dal creatore del Parco, Adolfo D’Aliesio. Gli spazi riservati agli animali sono abbastanza capienti, comprese le gabbie per quelli feroci. Gradevoli soprattutto i laghetti per gli acquatici, rinfrescati da generose ombre di salici: il lago dei cigni, il lago dei feni cotteri, i lago dei pellicani e delle anatre. Nilo è il nome di un rinoceronte, proveniente, nemmeno a dirlo, dall’Egitto. Tra 1e scimmie due babbuini. La campionatura continua con leoni, tigri, giaguari, puma, pantere, orsi, pony, bisonti, mufloni, cam melli, lama, daini, orici, cervi, struzzi, fagiani, pappagalli, aquile, poiane, gufi, magnifici pavo ni.

L’affluenza alla visita del Parco non è solo domenicale, quando più frequentemente vi per vengono intere famiglie, ma anche feriale, perché lo Zoo richiama scolaresche da ogni parte e di ogni fascia di età per interessanti visite didatti che. Oltretutto il Parco è attrezzato di buoni impianti per la ristorazione breve e per intratte nimènti ludici.

 

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