LA LEGGENDA avvolge Cervaro di un
alone che sfuma tra il mito e il mistero, come è proprio di
quelle cose che, pur renitenti alla certezza storica, nemmeno si
sottraggono alla gelosa custodia della memoria collettiva e
della tradizione, perché in qualche modo acquistano un valore,
un significato, una funzione.
Perciò diciamo che Cervaro fu
fondata da Enea, l’eroe leggendario che era fuggito da Troia
distrutta, salvando dalle fiamme gli Dei Penati. Dopo varie
peripezie, guidato dagli Dei, il Pius Aeneas, devoto al
volere divino e rispettoso dei filiali doveri, approdò nel
Lazio, dove fonderà Lavinio, in onore della nuova moglie
Lavinia. Da questa nuova stirpe di Enea nasceranno Romolo e
Remo, fondatori di Roma.
Al suo primo arrivo nel Lazio, in
quella parte che corrispondeva alla Campania Felix, Enea
da Gaeta si sarebbe addentrato nel territorio, prendendone
possesso per la fondazione di molte città, come Ausonia,
Esperia, Cassino, Atina, Pignataro, Roccadevandro e Cervaro.
Cervaro non era l’ultima di queste
città fondate dai Troiani, in ordine di importanza; anzi doveva
essere la più importante, se una leggenda locale vuole che da
essa dipendessero Cassino, Venafro e Atina.
Leggendario e fantasioso il nome di
Cervaro.
Si
narra che una bianca cerva usava risiedere sul colle, che poi
sarà denominato Pesculum; sarà questo il sito
dell’acropoli e vi sorgerà il Castello medievale. Tutto il
territorio, peraltro, era frequentato da cervi. Da qui il nome
di Cervaro, cioè terra dei cervi: Cervorum o Cervarum
Terra. Ma anche Cervarium Terra, terra di cervari, cioè
di cacciatori di cervi.
In qualche documento medievale si
trova anche la dizione Corvaru, o Corvarum, il
che, se si esclude il pur molto probabile errore di
trascrizione, può far pensare ad un toponimo derivante dalla
presenza di corvi, che non potevano mancare intorno alle alture
rocciose e silvestri di Pesculum.
Ma il nome di Cervaro potrebbe
derivare anche da altra “leggendaria” ipotesi: sul colle di
Pesculum, in tempi remoti, gli abitanti del posto si
sarebbero recati a celebrare i riti sacri alle loro divinità,
avendo ivi eretto un tempio primitivo con un altare (ara),
che, per essere in zona aspra, cioè acerba, sarebbe stato
chiamato, in successiva epoca e in lingua latina, Acerba-ara.
Il nome dell’intera località, e poi dell’abitato e del Comune,
da Acerba-ara sarebbe diventato, per corruzione
linguistica, Cerbara, e quindi Cervaro.
Ma c’è di più, in fatto di
toponomastica.
E’ stato sostenuto, dagli studiosi
di cose cervaresi Pantoni, Dell’Ascenza , Coletta, che il
dialetto di Cervaro ha parole ed espressioni comuni con il
dialetto pugliese, specialmente barese. Questa comunanza
linguistica si può spiegare con il fatto che, quando l’Abate di
Montecassino Aligerno, nella seconda meta del X secolo, offrì
condizioni favorevoli ai contadini del Meridione per ripopolare
la Terra di San Benedetto, tra cui Cervaro, vennero qui anche
coloni dalle Puglie. Oltre alla comunanza del dialetto,
Cervaresi e Pugliesi hanno in comune anche il nome di Cervaro,
perché Cervaro si chiamano anche un piccolo fiume e una località
della Puglia. E’ certo che, alla venuta dei Pugliesi ai tempi
dell’abate Aligerno, Cervaro aveva già questo nome. Semplici
coincidenze e omonimia? Una colonia di Pugliesi era stata nelle
nostre parti già prima della colonizzazione richiesta dall’abate
Aligerno? O invece una colonia di Cervaresi si era spostata
verso le Puglie, sì da esportare colà anche il proprio toponimo?
E non sanno di leggenda anche i
monti Rachis ed Aquilone? |