Cervaro

 

Provincia di Frosinone, abitanti 6.346, superficie Kmq 39,17, altitudine m.267

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Cervaro

Il paese e la leggenda

LA LEGGENDA avvolge Cervaro di un alone che sfuma tra il mito e il mistero, come è proprio di quelle cose che, pur renitenti alla certezza storica, nemmeno si sottraggono alla gelosa custodia della memoria collettiva e della tradizione, perché in qualche modo acquistano un valore, un significato, una funzione.

Perciò diciamo che Cervaro fu fondata da Enea, l’eroe leggendario che era fuggito da Troia distrutta, salvando dalle fiamme gli Dei Penati. Dopo varie peripezie, guidato dagli Dei, il Pius Aeneas, devoto al volere divino e rispettoso dei filiali doveri, approdò nel Lazio, dove fonderà Lavinio, in onore della nuova moglie Lavinia. Da questa nuova stirpe di Enea nasceranno Romolo e Remo, fondatori di Roma.

Al suo primo arrivo nel Lazio, in quella parte che corrispondeva alla Campania Felix, Enea da Gaeta si sarebbe addentrato nel territorio, prendendone possesso per la fondazione di molte città, come Ausonia, Esperia, Cassino, Atina, Pignataro, Roccadevandro e Cervaro.

Cervaro non era l’ultima di queste città fondate dai Troiani, in ordine di importanza; anzi doveva essere la più importante, se una leggenda locale vuole che da essa dipendessero Cassino, Venafro e Atina.

Leggendario e fantasioso il nome di Cervaro.

Si narra che una bianca cerva usava risiedere sul colle, che poi sarà denominato Pesculum; sarà questo il sito dell’acropoli e vi sorgerà il Castello medievale. Tutto il territorio, peraltro, era frequentato da cervi. Da qui il nome di Cervaro, cioè terra dei cervi: Cervorum o Cervarum Terra. Ma anche Cervarium Terra, terra di cervari, cioè di cacciatori di cervi.

In qualche documento medievale si trova anche la dizione Corvaru, o Corvarum, il che, se si esclude il pur molto probabile errore di trascrizione, può far pensare ad un toponimo derivante dalla presenza di corvi, che non potevano mancare intorno alle alture rocciose e silvestri di Pesculum.

Ma il nome di Cervaro potrebbe derivare anche da altra “leggendaria” ipotesi: sul colle di Pesculum, in tempi remoti, gli abitanti del posto si sarebbero recati a celebrare i riti sacri alle loro divinità, avendo ivi eretto un tempio primitivo con un altare (ara), che, per essere in zona aspra, cioè acerba, sarebbe stato chiamato, in successiva epoca e in lingua latina, Acerba-ara. Il nome dell’intera località, e poi dell’abitato e del Comune, da Acerba-ara sarebbe diventato, per corruzione linguistica, Cerbara, e quindi Cervaro.

Ma c’è di più, in fatto di toponomastica.

E’ stato sostenuto, dagli studiosi di cose cervaresi Pantoni, Dell’Ascenza , Coletta, che il dialetto di Cervaro ha parole ed espressioni comuni con il dialetto pugliese, specialmente barese. Questa comunanza linguistica si può spiegare con il fatto che, quando l’Abate di Montecassino Aligerno, nella seconda meta del X secolo, offrì condizioni favorevoli ai contadini del Meridione per ripopolare la Terra di San Benedetto, tra cui Cervaro, vennero qui anche coloni dalle Puglie. Oltre alla comunanza del dialetto, Cervaresi e Pugliesi hanno in comune anche il nome di Cervaro, perché Cervaro si chiamano anche un piccolo fiume e una località della Puglia. E’ certo che, alla venuta dei Pugliesi ai tempi dell’abate Aligerno, Cervaro aveva già questo nome. Semplici coincidenze e omonimia? Una colonia di Pugliesi era stata nelle nostre parti già prima della colonizzazione richiesta dall’abate Aligerno? O invece una colonia di Cervaresi si era spostata verso le Puglie, sì da esportare colà anche il proprio toponimo?

E non sanno di leggenda anche i monti Rachis ed Aquilone?

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